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Palazzina Appiani – 1 Tribuna d’onore per Napoleone

By No Comments11 min read

La palazzina appiani, dal cognome di colui che si credeva ne affrescò il salone d’onore, è un edificio di rappresentanza costruito durante la dominazione napoleonica di Milano e inaugurato nel 1807 alla presenza di Napoleone.

STORIA DELLA PALAZZINA APPIANI

Nel 1796, l’esercito guidato da Napoleone Buonaparte fa breccia nelle mura della città meneghina e la conquista. Ne conseguirono una serie di modifiche architetturali e stilistiche della città, volute da Napoleone, per fare in modo che Milano acquistasse la dignità e la magnificenza che si confaceva al potere napoleonico. Tra le tante modifiche, una prevedeva di colmare il vuoto lasciato dalla demolizione delle antiche mura spagnole avvenuta in parte dopo il 1562, ma soprattutto nel 1800 per volere di Napoleone stesso.

Il primo progetto presentato da Giovanni Antonio Antolini era troppo ambizioso, costoso e sproporzionato sotto tutti i punti di vista per l’epoca e, inoltre, Napoleone era la persona più sbagliata al quale presentarlo in quanto disprezzava la reggia di Versailles e la riteneva troppo grande e dispersiva. Questo progetto fu quindi bollato come un gran scuipio di tempo e denaro e, pertanto, scartato e sostituito da quello più fattibile proposto dall’architetto Luigi Canonica.

Quest’ultimo prevedeva la sistemazione dell’area antistante il castello sforzesco e l’uso del materiale ottenuto dalla demolizione delle mura spagnole per la costruzione di un grande edificio per spettacoli nel quale fino a 30 000 persone (1/4 della popolazione dell’epoca) avrebbero potuto assistere a sport, celebrazioni e feste con relative gradinate per gli spettatori e, ovviamente, l’immancabile tribuna d’onore da cui i regnanti e le loro famiglie avrebbero seguito le manifestazioni, avrebbero ricevuto delegazioni e avrebbero fatto mostra di sé.
Quest’ultima tribuna è proprio la palazzina Appiani.

ESTERNI E PIANO TERRA DELLA PALAZZINA APPIANI

Il Canonica, per progettare l’arena, si ispirò al Circo Massimo e all’Anfiteatro Flavio di Roma (il nome originale del Colosseo, che si racconta che fu così definito molti anni dopo la costruzione, per la presenza di una grande statua raffigurante Nerone, poi andata distrutta durante il Sacco di Roma del 410), sia perché Napoleone adorava lo stile della Roma imperiale, sia perché simboleggiava come il potere napoleonico fosse paragonabile soltanto a quello degli imperatori romani. Per la palazzina si fece un edificio a due piani con entrata multipla: ci sono infatti cinque porte di cui la centrale più grande e le laterali leggermente più piccole.

Questo non è casuale, ma è fatto per dare un’idea di ordine e simmetria (due a destra e due a sinistra del centrale), ma allo stesso tempo di gerarchia.
L’Arena e la palazzina sono di proprietà del comune di Milano dal 1947, ma nel 2015 il comune affida al FAI la palazzina Appiani affinché lo gestisca. È infatti la sua sede regionale.

L’arena non è visitabile perché è uno stadio di calcio (ci gioca il Brera calcio), usato anche da atletica Riccardi e dai giocatori di rugby, mentre tra marzo e ottobre è possibile visitare i mosaici pavimentali dell’ingresso, lo scalone, il salone d’onore e la loggia dalla quale Napoleone assisteva agli spettacoli, gratuitamente per gli iscritti al FAI, a fronte di un’offerta libera per gli altri. È anche possibile optare per una visita guidata che ha il prezzo di 10€, ridotto a 5€ per gli iscritti al FAI.

Il pregiato, maestoso e dettagliatissimo mosaico pavimentale del piano terra, il cui restauro a cura del FAI è terminato nel febbraio 2023, raffigura cinque rettangoli a base ampia in corrispondenza delle porte e quattro rettangoli a base ristretta in corrispondenza delle quattro mura infraserramentali. Gli spazi tra i rettangoli sono riempiti con tessere da mosaico rosse. Lo scopo di questi rettangoli è quello di “accompagnare” le persone nell’entrata, imitando i tappeti rossi stesi per l’accoglienza delle personalità di prestigio.

Ogni rettangolo davanti a una porta è diviso in tre riquadri del quale il centrale più grande, sempre per richiamare simmetria e gerarchia. Il riquadro centrale di ognuno riporta la rappresentazione di un fiore differente per ogni rettangolo, mentre gli altri sono identici. Tutti i rettangoli sono contornati da una greca identica.
I lampadari originali non si sono conservati e pertanto sono stati rimpiazzati da altrettanti moderni, che però s’intonano benissimo con lo stile dell’edificio è davvero difficile capirlo, specialmente se non si è esperti (o se non te lo dice la guida!).

SALONE D’ONORE DELLA PALAZZINA APPIANI

Dopo aver percorso lo scalone d’onore, si arriva al salone d’onore.

Il salone d’onore è una grande sala caratterizzata da decorazioni in marmi pregiati, cristalli di Boemia, un fregio murale perimetrale continuo e degli affreschi a soffitto che, a prima vista, specialmente se non si va molto vicino, sembrano davvero bassorilievi scolpiti ma sono quello che si definisce affreschi trompe l’oeil, ovvero che inganna l’occhio e devo dire che a me personalmente l’ha ingannato veramente e ho provato una sensazione di stupore e meraviglia su come la maestria nella pittura possa dare a una parete piatta l’aspetto di un bassorilievo scolpito.

Il fregio, voluto così espressamente da Napoleone, è dipinto a monocromo e rappresenta scene di processione votiva, giochi, cortei e celebrazione di sacrifici. Le scene sono state tratte ispirandosi da “Antichità romane” di Dionigi di Alicarnasso, in modo da collegarsi nuovamente alla celebrazione della Arena di Milano napoleonica come il nuovo Circo Massimo della Roma imperiale.

Un altro collegamento alla Roma imperiale che si può trovare alla Palazzina Appiani è la scena dell’altare del sacrificio con la figura di Napoleone nelle vesti di Giulio Cesare, il primo imperatore romano. La decorazione del soffitto, sempre trompe l’oeil, è in stile floreale ai bordi e al centro richiama il mosaico pavimentale dell’ingresso. È infatti costituito di un rettangolo con tre sezioni identiche contornate da greche e con all’interno un fiore. Dal centro dei fiori dei riquadri estremi pendono due sfarzosissimi, grandissimi e decoratissimi lampadari in cristallo di Boemia con ben 32 innesti per altrettante candele, oggi sostituite da lampadine elettriche, per motivi di sicurezza, conservazione e praticità.

Ambo i lampadari visibili oggi sul soffitto del salone d’onore della Palazzina Appiani, però, non sono originali perché andati rovinati, ma copie praticamente identiche in quanto fabbricate sotto stretta osservanza dei disegni originali.
L’autore delle decorazioni non era noto con certezza fino a pochi anni fa, ma visto che lo stile pittorico è identico a quello degli affreschi di Palazzo Reale, che si è certi essere stati frutto dell’opera di Andrea Appiani, si è creduto che anche queste dovessero essere state opera sua, tanto da dare il suo nome all’intero edificio, che appunto si chiama Palazzina Appiani.

Grazie agli studi compiuti sotto la tutela del FAI, si è riusciti a dare un nome e un volto certi all’autore di cotanta bellezza: Angelo Monticelli, un allievo di Andrea Appiani.
La palazzina fu utilizzata come luogo per esposizione in occasione del Salone Internazionale di Milano del 1906 che aveva come tema principale i trasporti, per celebrare l’apertura del secondo traforo italiano (e quarto nel mondo), ovvero quello del Sempione avvenuta il 24/2/1905, che con i suoi quasi 20 Km di lunghezza e oltre 2 Km di copertura era la galleria ferroviaria più lunga e profondo del mondo e lo rimase per 76 anni per la lunghezza e per 101 anni per la copertura.

Per l’occasione si fece realizzare una grande scalinata esterna che permetteva ai visitatori più abbienti di entrare direttamente nel salone nobile della palazzina Appiani e quindi uscire sulla loggia per assistere agli spettacoli circensi tenutisi all’arena civica.

LOGGIA NAPOLEONICA DELLA PALAZZINA APPIANI

Dal salone è possibile affacciarsi alla loggiae guardare l’arena sottostante, come faceva Napoleone ai suoi tempi.
Il colonnato della loggia è retto da otto colonne monolitiche di granito rosa, con capitello corinzio e permettevano a Napoleone di seguire gli spettacoli da un punto molto privilegiato e fare bella mostra di sé a figura intera.

La ringhiera che oggi si vede (e protegge i visitatori della palazzina Appiani, come da disposizioni di legge) non c’era affatto, perché Napoleone non voleva ostacoli sulla sua visuale e desiderava apparire a figura intera.
Contrariamente a come si pensa Napoleone, essendo alto 169 cm, non era per nulla basso per la sua epoca, in quanto l’altezza media era 162 cm. Questa credenza nacque perchè lui esigeva persone altissime nel suo esercito (oltre 178 cm per i granatieri), che quindi lo facevano sembrare basso.

Ma questa credenza fu diffusa anche e soprattutto dalla propaganda inglese che, non trovando un difetto, lo spacciava per basso, in quanto si credeva che i bassi fossero persone aggressive e infami.

ARENA CIVICA

L’arena che si può ammirare dal loggiato imperiale della Palazzina Appiani è cambiata pochissimo da quegli anni ed è un edificio ellissoidale con una parte centrale usate, ai tempi di Napoleone, come palco, campo da gioco, cortile per festeggiamenti o addirittura per combattimenti gladiatori o battaglie navali, e contornato da dieci ordini di gradinate, di cui l’ultima alberata, perché riservata ai nobili che, secondo le tradizioni dell’epoca, non dovevano mai esporsi al Sole.

È munito di 14 porte, più la tribuna d’onore, di cui 11 a sinistra dell’affaccio, una di fronte e una (la più maestosa) a destra. Le porte situate a sinistra dell’affaccio sulla loggia sono quelle da cui oggi entrano gli atleti, gli allenatori e il personale direttivo, ma a quei tempi entravano i contendenti, gli attori, il personale di spettacolo, i mezzi di scena e le maestranze.

La porta di fronte è detta libitinaria, come quella del Circo Massimo e dell’Anfiteatro Flavio di Roma, e in origine serviva al personale delle onoranze funebri per asportare i cadaveri dei gladiatori morti; oggi serve al personale sanitario, alle forze dell’ordine e/o ai Vigili del Fuoco per interverire urgentemente.

La porta a destra degli osservatori sulla loggia è quella più maestosa e decorata con la Vittoria Alata che incorona il vincitore; è, infatti, la porta trionfale da cui, in origine, uscivano di lì i gladiatori vincenti e in seguito gli atleti vincenti. Oggi è chiusa con un cancello ed è usata come esclusivamente come ingresso carrabile.

Oggi l’area si allaga soltanto in caso di nubifragio, ma in origine e fino al 1930 (anno in cui diventa lo stadio dell’Inter) era allagabile anche volontariamente con l’acqua dei Navigli, tramite il torrente Nirone (ci voleva una settimana per allagarla e fino a un mese affinché asciugasse) per disputare battaglie navali e altri spettacoli sull’acqua.

Il primo evento fu organizzato nel 1807, anno dell’inaugurazione di Arena e palazzina Appiani, mentre l’ultima è stata inscenata del 1923. Si dice che durante la naumachia inaugurale organizzata per la festa di nascita del figlio di Napoleone, si potesse vedere perfino dei delfini sguazzare nell’acqua dell’arena.

Dopo la restaurazione, ad opera del Congresso di Vienna (1815), l’arena fu usata solo come magazzino militare, così come la adiacente palazzina Appiani. Dopo i moti del 1831, la si tornò a usare per l’intrattenimento, organizzandoci spettacoli circensi e invitando perfino il circo del famosissimo capo indiano Buffalo Bill.

L’arena fu usata anche per pattinare o addirittura per il decollo delle mongolfiere, come come quello spiccato dall’avvocato e architetto milanese Fausto Bagatti Valsecchi nel 1890, la cui casa museo si trova vicino al Duomo di Milano. Dal 1910 ci gioca a calcio la nazionale italiana e dal 1930 al 1947 diventa lo stadio dell’Inter.

Qui sono state disputate gare d’atletica di livello internazionale: nel giugno 1972 corse qui il famosissimo corridore italiano Pietro Mennea, il cui record europeo stabilito nel 1979 nei 200 m piani è ancora imbattuto. Egli eguagliò qui il record europeo dei 100 m piani e anche quello dei 200 m piani. Nel 1973 un altro italiano, Marcello Fiasconaro, stabilì un nuovo record del mondo degli 800 m piani, che rimase imbattuto per sei anni.

Sito della Palazzina Appiani

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