Skip to main content

10 Musei da vedere a Mantova

  1. PALAZZO TE

    Il sontuoso Palazzo Te voluto dai Gonzaga non è solo uno dei Musei da vedere a Mantova, ma uno dei più spettacolari edifici nobiliari!
    Amante delle residenze reali, dei loro fasti, stucchi e decorazioni? Allora non mancate di visitare uno dei palazzi mantovani più emblematici e famosi: palazzo Te. Questo palazzo fu costruito per volere di Federico II Gonzaga come villa secondaria di rappresentanza, ma anche di diletto e svago, in un territorio che a quei tempi era periferico (isola Tejeto). Questa grandiosa attrazione mantovana fu edificata tra il 1525 e il 1535 su disegno dell’architetto Giulio Romano e non prende certo il proprio nome dal tè, la nota bevanda, ma bensì dal nome del sobborgo che, a sua volta lo deve alle ‘teze’, ovvero quelle costruzioni campagnole con il tetto fatto di paglia.

    Esistono, come si verifica spesso nelle residenze reali, delle leggende folcloristiche che ritengono che il nome sia una contrazione di “amo te”, in rapporto alle relazioni amorose extraconiugali del duca. Infatti, dovete sapere che, come di consueto nella nobiltà, ogni maschio aveva svariate amanti che, come è logico, non potevano neanche avvicinarsi a palazzo Ducale (la dimora principale). Quindi Federico II si intratteneva e sollazzava con loro soltanto a palazzo Te; il nome si crede che fosse perciò un anche un messaggio per l’amante: amo te anche se mia moglie è un’altra.

    Questo mastodontico palazzo consiste in 4 corpi raggruppati intorno a un ampio cortile centrale, retrostanti da un vasto giardino chiuso da una monumentale esedra. A fare da confine tra il cortile e il giardino è un loggiato, definito la Loggia di Davide in virtù dei suoi affreschi riportanti la famosissima storia del possente soldato filisteo Golia ucciso da Davide, un ragazzino armato di fionda tanto minuto quanto astuto. Il loggiato è affacciato su un canale, detto delle pescherie perché usato ai tempi per portare al palazzo, il pesce appena pescato.

    Anche questa struttura è avvolta dal mistero: si racconta, infatti, si narra che durante la costruzione, l’architetto Giulio Romano abbia utilizzato simboli esoterici nei disegni e nella disposizione degli edifici, creando così un’atmosfera misteriosa e magica. Questa monumentale residenza conta complessivamente in 18 stanze, compreso il loggiato e una stanza molto distante dal corpo centrale (detta del giardino segreto). Alcune di queste stanze sono ambienti raccolti e poco decorati, ma altre sono davvero vaste e le decorazioni, come è successo a me, ti stupiranno e ti meraviglieranno sia per le immagini dipinte in loro, che per la loro estensione, i loro dettagli e i loro colori.

    Le camere più pregiate e affascinanti di questa fantastica attrazione mantovana, sono la Sala dei Cavalli, la camera di Amore e Psiche e la celeberrima e ultra-immersiva Sala dei Giganti. In quest’ultima il soffitto non è dritto, ma bensì forma una cupola semisferica interamente affrescata con le scene della mitologica lotta tra i Giganti e gli dei dell’Olimpo greco.

    I dettagli dell’affresco e l’assenza di spigoli di quest’ambiente ti farà sentire, come è successo a me durante la visita io, immerso nella scena come se stesse succedendo il quel momento. Magari ora anche tu ti starai chiedendo “ma perché una famiglia così ricca e potente ha voluto un affresco così immersivo e con un significato apparentemente iettatore?” La risposta è molto semplice ed è ammirevole che l’abbiano voluto: fa infatti da monito.

    I Giganti caddero sconfitti dagli Dei olimpi che attaccarono per superbia: la loro madre Gea (Gaia per i Romani), infatti, lì aizzò asserendo che i Giganti meritavano di più di stare nell’Olimpo perché temporalmente anteriori agli Olimpi stessi. Così come la superbia, la supposizione e la volontà di prevaricazione a tutti i costi fecero cadere i giganti rovinosamente sulla Terra dalla quale erano venuti, così gli stessi atteggiamenti avrebbero causato ai Gonzaga una rovinosa caduta di prestigio e reputazione, quindi la fine del loro potere nobiliare.

    Una pittura analoga si trova sul soffitto di una delle stanze di Palazzo Moroni, a Bergamo, ed è stata voluta prendendo spunto proprio da palazzo Te.

    Palazzo Te, tuttavia, non significa soltanto sfarzo e storia gonzaghesco-mantovana, ma bensì è anche un luogo dedicato anche a mostre temporanee di pittura e scultura moderne e contemporanee. Le sue sale non monumentali, perché usate come locali di servizio e/o per il pernottamento della servitù, vengono sovente concesse quale locali per esposizioni di svariata natura (pittura, scultura, musica, tecnologia, moda,…), ma anche per convegni e addirittura celebrazioni.

    Nella meravigliosa cornice del giardino interno, inoltre, vengono ospitati concerti ed eventi di ballo e perfino di lezioni di consapevolezza corporea!

    Infine, a palazzo Te non poteva certo mancare Spazio Te, ovvero uno spazio in cui il piacere per l’arte e la lettura, incontra quello per il buon cibo e la socializzazione. È accessibile anche ai non visitatori di questa spettacolare attrazione mantovana e consiste in una sala lettura dedicata all’arte, alla storia e alla cultura abbinata a un bar con dehor, dove quindi è anche possibile gustare del buon cibo e assistere a eventi culturali di varia natura, organizzati dalla Fondazione.

    Il proprietario lo definisce “Un vero e proprio “Spazio del Mondo” che collabora con le altre istituzioni, con i gruppi creativi e con la città, con l’obiettivo di creare un ponte tra la cultura e la qualità della vita quotidiana“.

  2. COMPLESSO DI PALAZZO DUCALE

    Palazzo Ducale è la maestosa residenza dei Gonzaga ed è un'attrazione da visitare a Mantova

    Amanti delle residenze reali e dei monumenti simbolo? Beh allora dovete visitare il magnifico e maestoso Palazzo Ducale, che rappresenta non soltanto un’attrazione da visitare a Mantova, ma bensì l’attrazione più famosa, estesa e visitata. Il Palazzo Ducale è la residenza principale e, con i suoi affreschi mozzafiato, è il palcoscenico di una storia d’amore intrecciata con l’arte. Passeggiare attraverso i giardini incantati di questo regale edificio è come immergersi in un dipinto vivente. Questo sfarzosissimo palazzo, detto appunto Ducale, perché ci risiedevano il Duca regnate con la famiglia e la servitù non è soltanto un attrazione mantovana, ma la più celebre, iconica e visitata attrazione mantovana.

    Non è un singolo museo, ma ne comprende 4, di cui il palazzo Ducale proprio e il Museo Archeologico della città, in cui sono raccolti preziosi reperti archeologici tramite i quali viaggiare con la fantasia (oltre che con la scienza!) indietro nel tempo fino a 5500 anni! Un reperto in particolare racconta una storia molto emozionante, ovvero i cosiddetti “Gli amanti di Valdaro: una coppia di giovani probabilmente ventenni deposti insieme con un corredo funerario comune. Guardandolo è facile che, come è capitato a me, penserai “che teneri, sono rimasti insieme fino alla fine e sono volati insieme nell’aldilà”!.

    Effettivamente questo reperto costituisce il cuore dell’allestimento permanente che riguarda la protostoria del territorio mantovano. Il Palazzo Ducale di Mantova è un capolavoro architettonico di ben 35 000 metri quadrati di meraviglia, situato nel centro storico della città e fu costruito nel XIV secolo per volere del Capitano del Popolo Francesco I Gonzaga. Come è facile intuire, il palazzo ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli, riflettendo non solo gli stili architettonici predominanti, ma anche il gusto personale dei regnanti pro tempore. Ogni duca ha, inoltre, aggiunto un’ulteriore ala per ospitare le proprie opere d’arte personali, che si andavano quindi a sommare alla già sterminata collezione già in essere.

    Ciò che si definisce Palazzo Ducale, in realtà, un complesso di 3 nuclei: la corte vecchia, la corta nuova e il Castello. La corte vecchia è il nucleo originario, la corte nuova è più recente e molto più estesa, mentre il castello di San Giorgio sorse come edificio militare, poi convertito in residenziale da Ludovico II.

    All’interno del Castello, troverai una serie vastissima (ben 500! Anche se non tutte visitabili, per motivi di sicurezza e conservazione) di sale magnificamente decorate con affreschi di artisti rinomati come Andrea Mantegna e Pisanello. La Camera degli Sposi di Mantegna, anche conosciuta come Camera Picta, è particolarmente celebre per i suoi affreschi che creano illusioni ottiche, dando una gran profondità alle altrimenti piatte pareti della stanza che ospita i due ospiti più di prestigio: è infatti, la camera da letto del Duca e sua moglie.

    Come ogni castello che si rispetti, anche questa spettacolare attrazione mantovana è avvolta dai misteri e dalle leggende: una di esse riguarda la celeberrima “Camera degli Sposi” dipinta da Andrea Mantegna. Si dice che il ritratto della famiglia Gonzaga, con Ludovico III Gonzaga e sua moglie Barbara di Brandeburgo, contenga un dettaglio particolare che è davvero difficile da notare: ben 5 piccoli cani nascosti tra le figure. Dovrete aguzzare la vista per trovarli tutti i e 5! La leggenda vuole che uno di questi cani rappresenti la fedeltà coniugale, in quanto il cane si definisce il miglior amico dell’uomo, proprio in virtù della grande fedeltà che il cane ha nei confronti del suo padrone.

    Un’altra leggenda si riferisce al “Rigoletto”, un personaggio della commedia di Victor Hugo, “Il re si diverte”, che è stato interpretato nel celebre dramma musicale di Giuseppe Verdi. Si narra che il duca Guglielmo Gonzaga, che governava Mantova nel XVI secolo e risiedeva nel Palazzo Ducale, fosse una figura ispiratrice per il personaggio di Rigoletto.

    I giardini del Palazzo Ducale sono altrettanto impressionanti, con eleganti fontane, statue e prospettive architettoniche che offrono un’esperienza piacevole per i visitatori. Sono in totale 7 i giardini, a cui si aggiungono 8 cortili, di cui dispone il palazzo e sono un’ulteriore attrazione in questa già magnifica attrazione mantovana.

  3. MUSEO DIOCESANO FRANCESCO GONZAGA

    Amante dell’arte sacra, soprattutto se antica? Sei pronto a tuffarti in un’avventura artistica senza tempo? Allora i museo diocesano Francesco Gonzaga fa proprio al caso tuo!

    Il Museo Diocesano “Francesco Gonzaga” è molto più di un edificio antico: è un portale magico che ci trasporta indietro nel tempo, attraverso secoli di storia e cultura mantovana. Le sue mura, appartenenti dell’antico monastero agostiniano di Sant’Agnese, risuonano delle gesta dei grandi personaggi che hanno plasmato il destino di questa città, invitandoci a immergerci in un passato avvolto nel mistero e nell’incanto.

    Fondato nel 1983, il museo celebra la figura di Francesco Gonzaga, un frate francescano e vescovo di Mantova (nominato a tale carica il 26 ottobre 1587 da papa Sisto V), e ci invita a esplorare le sue collezioni che sono un vero e proprio tesoro di arte sacra. Entra nelle sue sale e preparati a essere travolto da un turbine di emozioni e meraviglie. Qui, tra opere d’arte sacra e testimonianze di fede, incontrerai capolavori che catturano lo sguardo e l’anima, regalandoti un’esperienza visiva indimenticabile.

    Dipinti dai colori vivaci e sculture che sembrano prendere vita di fronte ai tuoi occhi ti trasporteranno in un universo di bellezza senza tempo. Ecco alcune delle opere che narrano storie di fede e bellezza attraverso i secoli, custodite magistralmente al museo diocesano “Francesco Gonzaga”.

    Una di quelle più evocative, secondo me, è la scultura tardogotica di San Giorgio che trafigge il drago, un capolavoro del XV secolo di Pierpaolo dalle Masegne. Quest’opera, catturando l’attenzione con la sua maestosa presenza, evoca la lotta eterna tra il bene, rappresentato da San Giorgio, e il male, rappresentato dal Drago.

    La Crocifissione di Gesù, dipinta su tavola dal francese Francesco Maineri nel XV secolo, nonché la Madonna della mela attribuita all’Ortolano sono dipinti su tavola che sembrano quasi animarsi sotto i tuoi occhi, raccontando lo strazio della passione di Gesù e la incommensurabile compassione mariana in ogni pennellata.

    La sinopia dell’Ascensione di Andrea Mantegna: un’affresco strappato che ti porterà nel cuore di uno dei misteri chiave del cristianesimo: Gesù sta ascendendo al Paradiso. Mantegna si ispira a un accessorio a forma di mandorla, utilizzato nelle cerimonie liturgiche del suo tempo. Attorno a Cristo, 11 cherubini alternano con sorta di nuvole di tela o cotone. Nella tradizione liturgica cristiana la mandorla, avendo un guscio molto resistente, è spesso usata per rappresentare il mistero impenetrabile della Santissima Trinità di Dio.

    Gli affreschi del Correggio, con la loro grazia e delicatezza, vi trasporteranno indietro nel tempo. La Deposizione, opera proveniente dalla Basilica di Sant’Andrea apostolo di Mantova che raffigura Gesù appena morto, e La Sacra Famiglia con i santi Elisabetta e Giovannino sono opere giovanili che già mostrano il talento geniale che il Correggio già possedeva all’inizio della sua carriera.

    La Pala d’altare di Santa Tecla, attribuita al talento di Gerolamo Mazzola Bedoli, proveniente dalla Cattedrale di San Pietro apostolo di Mantova e la Sacra Conversazione di Domenico Fetti sono esempi splendidi del Rinascimento italiano, opere che esprimono la profondità spirituale e l’innovazione artistica del periodo1.

    Il San Sebastiano di Benedetto Pagni, così come il Riposo dalla Fuga in Egitto di Francesco Cairo sono testimonianze del dinamismo e della teatralità del barocco, con colori e forme che sembrano volere (e riuscire!) sfidare i limiti di una tela bidimensionale. Le opere di Giuseppe Bazzani, come l’Assunzione di Maria e la Deposizione di Gesù Cristo, rappresentano l’eredità culturale di Mantova, con una pittura che parla direttamente al cuore dei fedeli.

    Inoltre al museo diocesano non sono custoditi sono quadri e statue, ma trovano posto anche spettacolari ceramiche smaltate, così come un’ampia esemplificazione di quell’arte sublime che è l’intaglio dell’avorio (tra cui perfino cofanetti d’ambito islamico, datato tra il XI il XII secolo!). Inoltre, al museo diocesano potrai ammirare dal vivo una selezione di circa 70 pezzi della sfavillante collezione di monete romane creata da Pietro Zappa; ma grazie alla tecnologia, uno schermo touch screen ti darà l’opportunità di poterle ammirare tutte quante, dall’età classica fino al termine dell’impero!

    La visita contempla anche i 6 arazzi che il vescovo Francesco Gonzaga (oggi venerabile), durante un soggiorno in qualità di nunzio apostolico, commissionò a un talentuoso parigino al fine di dare lustro alla cattedrale mantovana. I santi rappresentati su queste mirabolanti opere d’arte tessile sono i due apostoli Pietro e Paolo, il patrono della città e della diocesi mantovana, Anselmo, papa Celestino I, di cui in cattedrale si veneravano (più avanti ti svelerò perché non le si venerano più!) le spoglie, e, infine, quattro celeberrimi francescani, esempio di virtù per il mondo intero, ovvero: Bernardino da Siena, Diego di Alcalà, Francesco d’Assisi e Antonio di Padova.

    Infine, vi è una sala che apparentemente è dissonante dalle altre, ma ha una storia affascinante che merita di essere raccontata.

    Nel vibrante anno 1930, un’intrepida figura dell’aristocrazia inglese, il barone Sir James Gow Mann, illuminò la prestigiosa Società degli Antiquari d’Inghilterra con una rivelazione che avrebbe scosso il mondo dell’arte e della storia. Immergendosi nei misteri del passato, Sir Mann svelò una verità tanto sorprendente quanto affascinante: le misteriose armature che adornavano un gruppo di antiche statue nel santuario delle Grazie (frazione di Curtatone, un comune che confina con Mantova) non erano, come comunemente si credeva, semplici creazioni di cartapesta, ma autentiche opere d’arte.

    E così, le statue che per secoli avevano catturato lo sguardo dei visitatori, rivelarono la loro vera natura, trasformandosi in una testimonianza tangibile della magnificenza dell’Italia rinascimentale. Riunite insieme, queste preziose reliquie formavano un corpus di inestimabile valore storico e artistico, risplendendo come la più pregevole collezione di armature italiane del XV e XVI secolo, capace di incantare gli animi e rapire l’immaginazione di chiunque ne fosse testimone.

    Ma la scoperta di Sir Mann non si fermava qui. Con la passione di un moderno Indiana Jones, egli ci trasportò oltre i confini del tempo e dello spazio, facendoci rivivere l’atmosfera del santuario delle Grazie attraverso una gigantografia straordinaria, che catturava l’essenza stessa di quei luoghi magici. E mentre gli occhi si perdevano tra le volte sacre, una presenza insolita si manifestava: un maestoso coccodrillo, pendente come un custode silenzioso di antichi segreti, proveniente dal remoto seminario diocesano, aggiungeva un ulteriore tocco di mistero e meraviglia a questo straordinario scenario.

    Così, grazie al coraggio e alla determinazione di Sir Mann, la storia ha preso vita sotto una nuova luce. Questo è il motivo per cui in un museo diocesano ci sono delle armature: sono così preziose perché derivano da un santuario vicino e rappresentano una scoperta rivoluzionaria!

    Non ti resta che partire per questa avventura artistica! Il muso si trova in Piazza Virgiliana 55 ed è aperto dal mercoledì alla domenica. L’accesso richiede l’acquisto di un biglietto di 10€, ridotto a € 6,00 per coloro che hanno un età maggiore di 65 anni o compresa tra i 14 e i 18 anni, nonché per i gruppi di almeno 15 persone (che se prenotano possono visitare anche il lunedì e il martedì). Bambini e ragazzi sotto i 14 anni possono entrare senza dover pagare, così come i disabili e un loro accompagnatore. Buona visita!

  4. PALAZZO D’ARCO

    Ti piace la musica classica, soprattutto quella di Wolfgang Amadeus Mozart? Vuoi conoscere il posto dove il celeberrimo genio austriaco soggiornò il 12/01/1770? Allora benvenuti nel cuore della storia e dell’arte a Mantova, dove il maestoso Palazzo D’Arco si erge come un’incarnazione della grandezza aristocratica e della ricchezza culturale! Il fascino di questa spettacolare attrazione mantovana ti trasporterà in un viaggio attraverso i secoli, mentre visiterai le meraviglie di questa residenza aristocratica e delle sue preziose collezioni.

    Il palazzo si compone di 20 sale visitabili (esclusivamente con una visita guidata) nel corpo principale tra cui la cucina storica, la stanza da letto della contessa d’Arco, la sala dei reliquiari e delle Raffigurazioni Sacre, e perfino una biblioteca da sogno che custodisce un tesoro storico di oltre 10000 volumi tra cui la pregiatissima Encyclopedie di Diderot e D’Alembert.

    Al pregio di queste sale sfarzose si aggiungono una chicca nascosta in un palazzo accessorio (la palazzina del Falconetto), la sala dello Zodiaco con il suo enorme ciclo di affreschi raffiguranti tutti i 12 segni dello zodiaco in scene mitologiche, il gabinetto naturalistico del Conte (raccolta di tassidermie) e il Giardino d’Inverno, un’oasi di pace e bellezza, dove la natura si mescola armoniosamente con l’architettura, offrendo agli ospiti un rifugio di tranquillità e serenità.

    La storia avvincente di Palazzo D’Arco ha il suo principio nel lontano 1784 su iniziativa di una ramo della nobile famiglia trentina dei conti D’Arco. In seguito, sotto la guida del conte Giovanni Battista Gherardo d’Arco, il palazzo è stato trasformato seguendo i dettami del neoclassicismo, ispirato all’opera del celebre architetto vicentino Andrea Palladio. L’opera d’edificazione fu affidata all’architetto Antonio Colonna e regalò alla città un’opera maestosa, arricchita da arredi, dipinti e una collezione naturalistica, il tutto incastonato in un giardino (il giardino d’inverno appunto) racchiuso da una suggestiva esedra.


    I conti D’Arco risiederono in questo fastoso palazzo fino al 1973, quando la contessa Giovanna d’Arco, tramite un illuminato atto testamentario, lo lasciò in eredità alla fondazione D’Arco affinché lo trasformasse in un’attrazione da visitare a Mantova, allo scopo di tramandare questo inestimabile tesoro storico, artistico e architettonico. Dal 1980 la volontà testamentaria dell’ultima erede d’Arco è diventata realtà, in quanto il palazzo è stato aperto al pubblico come museo cittadino a beneficio della cultura mantovana. Per lasciarti stupire dalla meraviglia neoclassica di questa attrazione mantovana puoi recarti in piazza Carlo d’Arco 4 nei seguenti orari di visita (io ti consiglio di prenotare per essere certo di essere ammesso):

    • Lunedì: ore 9.30, ore 10.45 e ore 12.00
    • Martedì: ore 14.30, ore 15.45 e ore 17.00
    • Mercoledì, giovedì, venerdì e sabato: ore 9.30, ore 10.45, ore 12.00, ore 14.30, ore 15.45 e ore 17.00
    • Domenica e altri giorni festivi infrasettimanali:  ore 9.30, ore 10.00, ore 10.45, ore 11.15, ore 12.00, ore 14.30, ore 15.00, ore 15.45, ore 16.15 e ore 17.00

    L’ingresso richiede un biglietto di 10 €, ridotto a 8€ per i soci del FAI o del TCI e i gruppi di 25 persone, ridotto a 2€ per i bambini sotto gli 11 anni, e azzerato per i possessori di Abbonamento Musei Lombardia Valle d’Aosta, Supercard Cultura e Mantova e Sabbioneta Card, nonché per i disabili e il rispettivo accompagnatore.

    Non ti resta che scoprire te che Palazzo D’Arco è molto più di una semplice dimora aristocratica: è un tesoro di storia, arte e cultura che merita di essere scoperto e ammirato. Preparati per un’esperienza indimenticabile, dove il passato si fonde con il presente, regalando emozioni e ispirazione a ogni passo!

  5. MUSEO TAZIO NUVOLARI

    Sei appassionato di automobilismo e/o motociclismo non ti perdi mai un gran premio? Vuoi conoscere la storia di colui che venne definito da Ferdinand Porsche “Il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire”, colui che primeggiò 69 volte in motocicletta e 92 volte in automobile e addirittura riuscì a vincere una corsa con un’auto pesantemente danneggiata?

    Beh allora devi sapere che nel cuore storico della città di Mantova, tra le sue strade suggestive esiste un tempio sacro agli amanti degli sport motoristici dedicato proprio a questa figura! Ti sto parlando del tributo al “Mantovano Volante“, ovvero  il Museo Tazio Nuvolari. Questo prezioso tesoro è stato inaugurato nel lontano 1985, seguendo l’illuminata e lungimirante volontà testamentaria del leggendario pilota di auto e moto Tazio Nuvolari, che affidò il suo ricco patrimonio sportivo all’Automobile Club Mantova, di cui fu illustre Presidente per ben sette anni: dal 1946 alla sua morte, avvenuta nel 1953.

    Il grande campione nacque a circa 20 Km da Mantova, nel comune di Castel d’Ario, il giorno 16/11/1892, in una famiglia di ciclisti professionisti. Dopo avere servito con onore la patria nel primo conflitto mondiale tra il 1915 r il 1918, iniziò la sua brillante carriera sportiva nel 1920.

    Nonostante gli inizi difficili, il suo talento innato non passò certo inosservato. Nel 1924, durante una gara automobilistica sul circuito del Tigullio, nei pressi di Genova, subì un incidente che gli devastò la macchina e lo privò dell’aiuto del copilota (che svenne), ma riuscì comunque a vincere perfino con gli pneumatici completamente sgonfi, senza sedile e col volante sostituito da una chiave inglese, dimostrando una determinazione e un coraggio davvero straordinari e oltre ogni immaginazione.

    La sua popolarità crebbe rapidamente grazie alle sue imprese audaci e alla sua abilità straordinaria al volante. Nel corso degli anni successivi, Nuvolari conquistò numerosi successi, sia nel motociclismo che nell’automobilismo, dimostrando di poter competere con i migliori piloti del suo tempo, anche quando era in netto svantaggio tecnico.

    Il punto culminante della sua carriera arrivò quando vinse la leggendaria Mille Miglia a bordo di un’Alfa Romeo P2, una vettura meno potente rispetto ai suoi rivali. La sua vittoria epica, ottenuta grazie a una serie di gesti audaci (tra cui il tappare una perdita di carburante con una gomma da masticare!) e una guida straordinaria, lo rese un eroe nazionale e lo consacrò come uno dei più grandi piloti di tutti i tempi.

    Nel 1932 il celeberrimo poeta Gabriele D’Annunzio, appassionatissimo di automobilismo, gli portò in regalo la Tartaruga d’Oro, oggi conservata tra gli altri cimeli in questa spettacolare attrazione mantovana, dicendogli “all’uomo più veloce, l’animale più lento”. Tazio Nuvolari apprezzò molto il pensiero e portò sempre la tartaruga con sè, facendone il suo simbolo, oltre che il suo portafortuna.

    Ma il vero capolavoro di Nuvolari arrivò nel 1935, durante il Gran Premio di Germania al Nürburgring. A bordo di un’Alfa Romeo P3 molto meno potente (ben 100 CV in meno!) rispetto alle vetture tedesche, Nuvolari compì una rimonta incredibile e vinse la gara, sconfiggendo i piloti tedeschi e diventando un simbolo di resistenza e determinazione e fu applaudito scrosciantemente da una folla di oltre 300000 spettatori, sia italiani, che di altre nazionalità compresi i tedeschi!

    Anche dopo la fine della seconda guerra mondiale, Nuvolari continuò a gareggiare, dimostrando una determinazione e un coraggio senza pari. La sua ultima grande impresa avvenne nel 1948, durante la Mille Miglia, quando, a 56 anni, guidò una Ferrari in testa alla gara prima di ritirarsi nei pressi di Reggio Emilia, perché ormai la sua macchina era ridotta ad un rottame.

    La vita di Nuvolari si concluse nel 1953 per effetto del secondo ictus cerebrale, ma il suo leggendario spirito di combattimento e la sua straordinaria abilità al volante rimangono un’ispirazione per tutti coloro che amano il motorsport. Come disse Enzo Ferrari: “Come quello là non ne nasceranno più”. Tazio Nuvolari rimarrà per sempre il “Mantovano volante”, il più grande pilota del passato, del presente e del futuro.

    Inizialmente quest’attrazione mantovana fu ospitata nel palazzo trecentesco del Podestà (piazza Broletto), ma purtroppo l’amministrazione comunale decise che quelle sale avrebbero dovuto servire ad altro scopo dal 2009.

    Dopo anni di trasformazioni e spostamenti (tra cui palazzo Ducale), nel 120° della nascita nel Mantovano Volante, il Museo ha finalmente trovato la sua dimora definitiva nell’ex chiesa del Carmelino, grazie all’opera di restauro e ristrutturazione condotta dall’Automobile Club di Mantova. Qui, tra le mura ricche di storia rinascimentale, i cimeli e i trofei del “Mantovano Volante” trovano la loro nuova casa, pronti a raccontare le gesta eroiche di uno dei pilota più celebri della storia.

    Grazie al contributo generoso dell’associazione “Amici del Museo Tazio Nuvolari ONLUS” (a cui hanno aderito svariati privati cittadini e numerose aziende del territorio, sia piccole che grandi), nonché al lavoro dell’architetto Franco Mondadori, i visitatori possono ora immergersi nell’affascinante mondo di Nuvolari e del motorsport. Questo luogo è doppiamente un’attrazione da visitare a Mantova: infatti, oltre a rivivere le gesta sportive di questo grande mantovano, i visitatori avranno l’opportunità di esplorare un edificio storico rinascimentale, fino al 16/12/2012 inaccessibile al pubblico.

    Il risultato di questo impegno, quindi, non è soltanto una delle attrazioni mantovane, né solo un museo dedicato al più grande pilota di tutti i tempi, ma un autentico dono alla cittadinanza, quindi certamente una delle cose da vedere a Mantova. Mantovani e visitatori da ogni dove avranno qui la possibilità di scoprire e apprezzare il patrimonio culturale e sportivo legato a Tazio Nuvolari, fatto di cimeli della sua vita, vestiti da gara, medaglie e trofei vinti, lettere inviate e ricevute, documenti personali, riviste sportive storiche, filmati e immagini d’epoca. Tutto questo permette di arricchire le proprie conoscenze, lasciandosi ispirare dalle imprese straordinarie di questo eroe lombardo del volante.


    Questo spettacolare tempio sacro al motorsport è situato in via Giulio Romano, all’angolo con via Nazario Sauro, lungo il cosiddetto “Percorso del Principe“, perché collega Palazzo Ducale a Palazzo Te, ed è aperta sabato e domenica dalle 10:00 alle 18:00, lunedì dalle 8:30 alle 12:00, mentre negli altri giorni della settimana soltanto su prenotazione. L’ingresso richiede l’acquisto di un biglietto da 8 €, ridotti a 5 € per i soci ACI e quelli del Touring Club Italia, le persone oltre 65 anni e coloro che hanno dai 12 ai 18 anni. Entrano gratuitamente i disabili e i possessori di Mantova Sabbioneta Musei Card, Supercard Cultura e/o Abbonamento Musei Lombardia Valle d’Aosta.

    Non ti resta che varcare le porte del Museo Tazio Nuvolari, immergerti nelle emozioni del passato e a lasciarti trasportare dalle gesta avvincenti di uno dei piloti più leggendari di tutti i tempi. Che il tuo viaggio sia ricco di scoperte e di emozioni, e, ovviamente, che l’eredità di Tazio Nuvolari continui a brillare nel cuore e nello spirito di tutti coloro che lo incontrano!

  6. MUSEO MACA

    Amante dell’arte derivante dalle radici della civiltà umana, come gli antichi Greci, Egizi e Babilonesi? Allora sei pronto per farti trasportare dal MACA (Mantova Collezioni Antiche) in un viaggio indimenticabile nel cuore pulsante della storia e dell’arte, tra le meraviglie del passato. Ti troverai a passeggiare tra le sale di Palazzo San Sebastiano, un gioiello architettonico del Cinquecento, che fu voluto da Francesco II Gonzaga come dimora di prestigio e sarebbe già da solo un’attrazione mantovana.

    All’interno del museo esplorerai, attraverso i quattro percorsi espositivi del museo, una diversa epoca storica ognuna con personalità mantovane che, con le loro collezioni, hanno lasciato il segno nella storia e contribuito alla crescita culturale.

    I quattro percorsi sono: antichità greco-romane, classiche, mesopotamiche ed egizie; le quattro personalità rappresentate, invece, sono Francesco II e Vespasiano Gonzaga, Giuseppe Acerbi e Ugo Sissa. Nella sezione di antichità classiche scoprirai come i Gonzaga adorassero l’arte antica,  attraverso le collezioni di antichità classiche, ma anche greco-romane, testimonianze della passione dei Gonzaga per l’arte e la cultura.

    Alcune delle spettacolari opere d’arte classica di questa collezione sono: Occasio e Poenitentia, un’opera della scuola di Andrea Mantegna, risalente al 1500 circa, la Madonna con Bambino e i santi Girolamo, Alberto, Angelo e Pietro: un quadro dipinto con la tecnica dell’olio su tela di Antonio da Pavia, datato 1500 e il Busto di Francesco II Gonzaga: una scultura in terracotta attribuita a Giovanni Cristoforo Romano, realizzata intorno al 1498-1500.

    Relativamente alle antichità romane e greche scoprirai, tra l’altro, un busto di Cicerone: la statua che rappresenta il famoso oratore romano, da cui l’accostamento cicerone-guida turistica, una Fronte di sarcofago con la storia di Venere e Adone, acquistato da Vespasiano Gonzaga a Roma e alcuni busti pseudo-antichi come quelli di Publio Scipione l’Africano e degli imperatori Tito, Vespasiano e Vitellio.

    Nella sala della collezione egizia scoprirai come L’Egitto fosse arrivato fin sulle rive del Mincio, grazie a un collezionista mantovano. Viaggia indietro nel tempo fino all’Antico Egitto (3900 a.C. – 359 a.C.), grazie alla collezione di Giuseppe Acerbi, e ammira reperti che narrano di una civiltà millenaria (durata oltre 3 mila anni!).

    Alcuni dei pezzi che potrai vedere sono: reperti vari di oggetti che raccontano storie di vita quotidiana e religiosa dell’Antico Egitto, il Papiro policromo della collezione Acerbi, che ti rivela alcuni capitoli con vignette di un Libro dei Morti, il libro di preghiere dal quale si sceglieva quali fare scrivere sul proprio sarcofago e sui muri della cella sepolcrale.

    Queste preghiere servivano d’aiuto per l’anima del defunto per arrivare ai Campi Aaru (Paradiso della religione egizia). Ammirerai anche le cosiddette ushabiti, ovvero le statuette funerarie che rappresentano sia divinità che servitori di cui l’anima potrà usufruire nell’aldilà e le saranno d’aiuto nel viaggio che dovrà fare nell’oltretomba per arrivare ai Campi Aaru.

    Nella sezione Mesopotamia farai un viaggio alla scoperta della culla della Civiltà! Esplorerai la collezione mesopotamica di Ugo Sissa e, come è successo a me, sarai affascinato dalla scrittura cuneiforme e dai reperti rari che raccontano le origini della nostra storia. Le tavolette con scrittura cuneiforme rappresentano una delle prime forme di scrittura e dimostrano che già nel 3200 a.C. l’uomo aveva già la capacità di fissare i suoi pensieri su un supporto solido più o meno durevole.

    I numerosi reperti archeologici, che includono sigilli cilindrici e amuleti, e gli oggetti cerimoniali offrono uno sguardo sulla vita religiosa e culturale della Mesopotamia. Un viaggio nel tempo di oltre 5000 anni! Incluso nel prezzo, ma situato all’esterno (via Acerbi) vi è anche il Tempio di Leon Battista Alberti, uno dei primi edifici sacri a pianta centrale del Rinascimento, che ancora oggi incanta con la sua bellezza.


    Per iniziare questo viaggio ti basta recarti in Largo XXIV Maggio 10 in un qualsiasi giorni diverso dal giorno di Natale e dal martedì tra le 09.00 e le 18.30, se vige l’ora solare, oppure tra le 09.00 e le 19.30 se vige l’ora legale. L’ingresso richiede l’acquisto di un biglietto di 15€, consente l’ingresso al Museo MACA, al Tempio Leon Battista Alberti e a Palazzo Te. Ha validità di tre mesi consecutivi a partire dal primo utilizzo e può essere acquistato fino a un’ora dalla chiusura del Museo.

    È prevista una riduzione a 11 € per molte categorie, tra cui i visitatori con età oltre i 65 anni, i soci TCI, FAI, ACI, ITALIA NOSTRA, i cittadini residenti nel Comune di Mantova e gli accompagnatori di persone con disabilità. Le tessere Mantova Sabbioneta Card e Abbonamento Musei Lombardia Valle d’Aosta danno accesso gratuito. Per altre scontistiche/gratuità puoi consultare questa pagina. Buona visita!

  7. MUSEO STORICO DEI VIGILI DEL FUOCO

    Vuoi scoprire i segreti dietro le uniformi, gli strumenti e le tecnologie che hanno reso possibile salvare vite e proteggere comunità? Sei pronto per un’avventura che ti porterà nel cuore dell’eroismo, dell’altruismo e della dedizione? Allora certamente la galleria storica dei Vigili del Fuoco di Mantova fa proprio al caso tuo!

    Questa attrazione da visitare a Mantova è la più grande esposizione in Italia dedicata alla storia e all’eredità dei Vigili del Fuoco: in questo museo farai un viaggio emozionante attraverso i secoli, mentre esplori cimeli, mezzi e testimonianze che raccontano la straordinaria evoluzione di questa nobile professione. Scoprirai che all’inizio alcune delle cisterne d’acqua (quelle più piccole, ovvio!) per estinguere i roghi erano montate su mezzi a pedali ed era solo grazie alla forza e alla tenacia di gambe allenate che potevano essere condotte laddove servivano!

    Immersi tra le mura di quest’attrazione mantovana, sarai accolti da una vasta e variegata collezione di oggetti e mezzi che narrano la storia dei vigili del fuoco. Da divise ignifughe, maschere antigas e elmetti protettivi a veicoli a motore, inclusi un’imbarcazione fluviale con cui navigavano il Mincio e i laghi mantovani e un autentico elicottero visitabile, ogni pezzo esposto porta con sé una storia unica e affascinante.

    Testimonianze risalenti ai primi anni del Settecento, come carrozze trainate da cavalli e persino una pompa a vapore, cattureranno la vostra immaginazione e vi trasporteranno indietro nel tempo. Devi sapere che molti dei cimeli che potrai ammirare sono ancora funzionanti grazie al prezioso lavoro di restauro e alcuni perfino da quando erano ancora in servizio!

    Questa fantastica attrazione mantovana è un rifugio storico nel cuore di Mantova in quanto la galleria trova la sua dimora in uno stabile nei pressi della torre di Sant’Alò, ovvero un luogo intriso di storia e fascino nel cuore di Mantova. Gli spazi che ospitano la collezione, nonostante la distanza, fanno parte del complesso monumentale del Palazzo Ducale, essendone le antiche stalle, e offrono un’atmosfera suggestiva e unica.

    Fortemente voluta dal comandante VF Nicola Colangelo, fu aperta nel 1990 ed è oggi curata con grande passione dal Comando provinciale dei vigili del fuoco di Mantova e dalla Soprintendenza, questa galleria è un vero e proprio gioiello per la città.

    La Galleria Storica dei Vigili del Fuoco di Mantova è molto più di uno dei posti da vedere a Mantova, e anche della semplice esposizione di cimeli: è un tributo commovente alla dedizione e al coraggio di coloro che hanno dedicato le proprie vite a proteggere e salvare gli altri.


    Il museo è situato in Largo Vigili del Fuoco 1 ed è aperto al pubblico il sabato dalle 14.30 alle 18.30, la domenica e gli altri giorni festivi dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30. Negli altri giorni soltanto scolaresche o gruppi organizzati possono, previo appuntamento telefonico con i VVFF mantovani, recarsi in visita a questo tributo all’eroismo e all’altruismo.

    Non ti resta che scoprire questo straordinario patrimonio e lasciarti ispirare dalla straordinaria storia dei vigili del fuoco.

  8. TORRE DELL’OROLOGIO DEL PALAZZO DELLA RAGIONE

    La torre dell'orologio è una delle attrazioni da visitare a Mantova

    <Ti sei mai chiesto come si potesse misurare il tempo e scandire le ore del giorno, prima dell’avvento dei moderni orologi da polso e di quelli da parete? Sei appassionato di meccanismi antichi e vuoi fare un viaggio alla scoperta di capolavori di ingegneria antica in un luogo pieno di fascino e, al contempo, godere di una fantastica vista panoramica sulla città di Mantova? Allora la Torre dell’Orologio è il posto giusto per te!>

    La torre dell’Orologio appartiene al cosiddetto palazzo della Ragione, un palazzo storico sito in piazza delle Erbe edificato nel 1250 dalla famiglia Canossa, in modo da dare ai pellegrini un ristoro e un pernottamento dignitoso, dopo avere adorato l’unica reliquia fisica di Gesù conosciuta (curioso? Te ne parlo qui!). Questo palazzo fu adibito in seguito a sede comunale e successivamente a mercato comunale.

    Certamente ti starai chiedendo “che c’entra la Ragione? Perché si chiama così?”, beh devi sapere che fu la signoria dei Gonzaga a chiamarlo così nel Quattrocento, perché decise di stabilire lì sia l’archivio notarile (che oggi ha sede in un edificio moderno), che il Consiglio che amministrava la Ragione, ovvero l’organo pubblico che stabiliva chi avesse ragione, appunto, in una disputa (paragonabile quindi all’odierno Tribunale, che ha sede in un palazzo storico vicino a un’altra attrazione mantovana: la Casa del Mantegna). Nello stesso periodo fu anche edificata la Torre dell’Orologio!

    Alla fine del Seicento e del Settecento fu teatro di importanti atti di restauro, con la chiusura di molte finestre e l’apertura di nuove. Nel 1942 l’architetto mantovano Aldo Andreani redige un progetto di rifacimento della struttura che prevede il ripristino della facciata originale e la messa in sicurezza dell’unica sala interna. Il progetto viene approvato ed eseguito negli anni a venire ed è oggi usato per mostre temporanee di carattere vario, pertanto è diventata a tutti gli effetti un’attrazione da visitare a Mantova.

    Nonostante i danni subiti durante il terremoto dell’Emilia del 2012, la Torre dell’Orologio ha saputo risorgere grazie a pazienti e amorevoli restauri, eseguiti da veri professionisti della rinascita. Oggi, accoglie i visitatori nel suo salone e nel Museo del Tempo, dove antichi meccanismi dell’orologio rivivono in tutto il loro splendore.

    Immergiamoci ora nell’incanto della Torre e scopriamo insieme i segreti di questa straordinaria costruzione rinascimentale che ha segnato il passaggio del tempo nel cuore della città. Eretta tra il 1472 e il 1473 grazie al progetto dell’abile architetto Luca Fancelli, che lavorò su commissione del marchese Ludovico III Gonzaga, la Torre dell’Orologio si innalza con fierezza tra il Palazzo della Ragione e la Rotonda di San Lorenzo, che scopriremo più avanti. La sua struttura quadrata, risalente al XIII secolo, racchiude una storia millenaria che ha incantato generazioni.

    La Torre ospita il Museo del Tempo e si snoda lungo 5 piani. Dalla base della torre potrete ammirare la ricostruzione del quadrante antico e immergerti nella magia del tempo mentre l’orologio svela le fasi lunari e gli avvenimenti celesti. Una corona di ritratti e un profilo a forma di alloro avvolgono l’orologio, rendendo l’esperienza ancora più suggestiva e affascinante. Alzando lo sguardo verso la sommità, inoltre da dove questo capolavoro trae la sua forza vitale: vedrai, infatti, i pesanti massi legati a grandi e robuste catene metalliche che, cadendo per gravità, alimentano il complesso meccanismo dell’orologio (e che venivano riportati in cima a manovella, oggi invece sono riportati in cima da un motore elettrico).

    Al secondo piano potrete ammirare l’incantevole meccanismo dell’orologio astronomico, un vero gioiello di ingegneria e precisione creato nel 1473 da Bartolomeo Manfredi, il celebre matematico mantovano, detto per questa invenzione Bartolomeo dell’Orologio. Questo straordinario strumento non solo indicava le ore del giorno, ma tracciava anche i movimenti celesti (gli orari astrologici e quelli dei pianeti, il percorso del sole attraverso i segni dello Zodiaco e perfino le fasi lunari!), offrendo agli abitanti di Mantova una finestra sul cosmo. Il gioiello di ingegneria che ti lustrerà gli occhi all’interno di questa attrazione mantovana, però, non è esattamente quello originale, ma è stato ricreato dal grande maestro orologiaio Alberto Gorla, nel 1989 basandosi sui disegni originali.

    Al terzo piano scoprirai la straordinaria storia degli ingranaggi e come questi possano essere alla base di un meccanismo tanto complesso e chirurgicamente preciso. Vedrai come si è partiti nell’antichità, ben 40mila anni prima di Cristo, e come ci si è evoluti per arrivare la precisione micrometrica dell’ingegneria moderna. Vedrai anche degli ingranaggi che sono stati usati in svariati oggetti del tempo, ognuno con la sua storia da raccontare! Inizierai anche a scoprire la meravigliosa storia della misurazione del tempo, con aneddoti storici e riflessioni sul significato del tempo, sia in fisica che in filosofia.

    Salendo al quarto piano scoprirai la Sala del Tempo, nella quale proseguirai il tuo viaggio alla scoperta dell’ingegno applicato

    alla misurazione di ore, minuti, giorni, mesi, fasi lunari, ecc… Scoprirai i primi calendari lunari trovati incisi su zanne di mammut fossilizzatesi, le prime meridiane, le prime clessidre e come si è arrivati a costruire orologi da torre, e via in viaggio fino alla modernità degli orologi al quarzo, al cesio e perfino i possibili sviluppi futuri!

    Infine, come ciliegina sulla torta, potrai salire al quinto ed ultimo piano di questa spettacolare attrazione mantovana: la sala del Panorama. Dalla sommità della torre, potrai godere di una vista mozzafiato sulla città di Mantova e sui suoi splendidi laghi circostanti. Un’esperienza indimenticabile che ti porterà a contemplare la bellezza senza tempo di questa città d’arte.


    Questa spettacolare Torre si trova in piazza delle Erbe ed è visitabile da martedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 e dalle 10 alle 18 di ogni sabato e domenica. L’ingresso richiede l’acquisto di un biglietto di 3€, ma i possessori della Mantova Sabbioneta Card e quelli di Abbonamento Musei Lombardia Valle d’Aosta possono accedervi gratuitamente.

    Non ti resta che andare alla Torre dell’Orologio, un vero paradiso da esplorare durante il tuo soggiorno a Mantova, o la tua gita in giornata. Un luogo dove il passato si fonde con il presente, regalandoti emozioni e ricordi che dureranno per sempre. Buona visita e buona visione!

  9. CASA DEL MANTEGNA

    Hai certamente già scoperto il pittore Andrea Mantegna, te ne ho parlato circa l’affresco che fece sul soffitto della camera degli Sposi a Palazzo Ducale, ma ti sei mai chiesto quale sia il luogo in cui un grande genio artistico come Andrea Mantegna ha trascorso gran parte del suo tempo, dando vita a capolavori senza tempo? Beh, permettimi di presentarti La Casa del Mantegna a Mantova! Questo edificio quattrocentesco è molto più di una semplice dimora: è un tuffo nel passato e un viaggio nella mente del celebre pittore rinascimentale. Ma sai perché Mantegna si trasferì proprio a Mantova? Scopriamo insieme la storia di questo luogo incantevole, dove arte e vita si fondono in un’unica esperienza indimenticabile!

    Questa splendida dimora, costruita nel 1476, è stata il luogo dove il celebre pittore Andrea Mantegna ha trascorso parte della sua vita e ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte. La vita di questo grande talento ha origine nel contado vicentino a Isola di Carturo (oggi in provincia di Padova e chiamato Isola Mantegna, in suo ricordo) nel 1431 e iniziò la sua avventura nell’arte a Padova nella bottega dello Squarcione.

    Nel 1456 ricevette la lettera di convocazione a corte da Ludovico III Gonzaga per lavorare come pittore di corte e, pertanto, si trasferì a Mantova nel 1460. I Gonzaga lo apprezzarono talmente che gli conferirono delle risorse finanziare davvero notevoli: talmente sostanziose da farne l’artista più pagato del Quattrocento, con una paga di ben 75 lire al mese! Quanto valevano? Beh difficile stabilirlo, ma considerando i prezzi dell’epoca e quelli di oggi, si può fare una stima approssimativa di circa 6000 €!

    Nel 1474, dopo 12 anni, Andrea Mantegna termina il suo capolavoro più sfidante: la decorazione della volta semisferica della Camera degli Sposi di Palazzo Ducale. Ludovico III rimane talmente estasiato da siffatta bellezza che decide che, oltre alla paga stellare, cotanto impegna merita un regalo extra: gli dona infatti un terreno sul quale sarà costruita questa nobile dimora quattrocentesca. Si è certi che la sua costruzione iniziò nel 1476, ma purtroppo l’architetto e l’autore materiale dell’edificio rimangono incerti; è evidente tuttavia chela sua architettura riflette chiaramente l’influenza di Leon Battista Alberti, pertanto è realistico che potesse essere stato un suo allievo o collaboratore.

    L’artista, purtroppo, vi abitò per poco tempo, poiché nel 1502 Mantegna (che era già già molto anziano per l’epoca con i suoi 71 anni) è costretto a cederla ai Gonzaga, che la trasformarono in dépendance del vicino palazzo di San Sebastiano. Anche loro riuscirono a conservarla solo fino al 1507 (anno che, fatalmente, coincide con quello della morte di Mantegna) perché anche loro dovettero cederla ad altre famiglie nobili mantovane. Nel XVII e XVIII secolo si alternarono nuovi proprietari, che operarono ristrutturazioni e adattamenti, fino a snaturare totalmente la struttura intera dell’edificio e a integrarlo con il palazzo alla destra.

    Nell’Ottocento diventa comunale ed è usato come caserma e, dopo l’unità d’Italia è sede dell’Istituto Tecnico Commerciale “Alberto Pitentino”. Nel 1940, tuttavia, si capì con lungimiranza che quell’edificio avrebbe meritato di diventare un’attrazione da visitare a Mantova, per cui furono avviati i lavori di restauro al fine dei riportarlo al suo antico splendore.

    Dopo svariati anni di dedizione (ben 34!) fu aperto al pubblico il solo piano terra. In tempi molto più recenti, nel 1999, fu aperto alle visite turistiche anche il primo piano. Questa residenza si distingue per la sua struttura quasi quadrata, con un lato di circa 25 metri, al cui centro è collocato un cortile circolare. Ma del resto, non trovi che per un artista che si distinse in tutto serviva una casa davvero unica?

    Il progetto architettonico dell’edificio mostra una precisione geometrica notevole, con il cerchio del cortile incluso nel quadrato del corpo principale, seguendo proporzioni regolate dalla sezione aurea. Le varie stanze della casa sono collegate da un percorso circolare, e ognuna di esse si affaccia sul vano cilindrico del cortile attraverso quattro porte arcuate e otto finestre. Questa disposizione ricorda l’atrio delle antiche domus romane (cioè le case signorili, proprio come questa!), riproposto in chiave rinascimentale.

    Sulla funzione precisa di questo cortile aleggia il mistero della destinazione d’uso: alcuni ipotizzano che potesse essere destinato ad ospitare la collezione di sculture e reperti archeologici di Andrea Mantegna, mentre altri storici ritengono che potesse essere prevista una copertura, anche se mai completata, né mai ritrovata nei disegni oggi noti.

    Alcuni studiosi del Rinascimento hanno notato un’affascinante analogia tra il cortile circolare della Casa del Mantegna e la volta della celebre Camera degli Sposi. Che fosse stato fatto apposta per rievocarla? Chissà! L’occhio di cielo affrescato presente nella volta della camera si apre all’interno di uno spazio quadrato, proprio come il cerchio del cortile e sembra inscriversi nel quadrato dei muri esterni, creando un effetto visivo davvero molto suggestivo e armonioso.

    Il Vasari ha sottolineato il senso di autorappresentazione e autolegittimazione dell’artista attraverso questa dimora, mentre Franco Borsi l’ha definita “uno dei più intriganti edifici del Rinascimento“.

    Oggi, la Casa del Mantegna è anche sede ufficiale del settore culturale della Provincia di Mantova. Ospita stanzialmente al primo piano la mostra sulla vita di Mantegna al primo piano, allestita con perizia dal Politecnico di Milano. Al pianterreno, invece, ospita esposizioni temporanee e, globalmente, offre ai visitatori l’opportunità di immergersi nell’arte e nella storia di Mantova.


    È situata in via Acerbi 47 ed aperta dal martedì al venerdì tra le 10 e le 13, mentre sabato e domenica osserva un orario più lungo: tra le 10 e le 18.30. L’esposizione permanente al primo piano, così come il cortile, sono sempre gratuite. Le mostre al piano terra, invece, qualora presenti possono essere a pagamento.

    Non ti resta che visitare La Casa del Mantegna, che continua a ispirare e affascinare coloro che la visitano, offrendo un’opportunità unica di esplorare l’anima e il genio di uno dei più grandi artisti del Rinascimento italiano. Con la sua bellezza senza tempo e la sua ricca storia, è un tesoro da preservare per le generazioni future. Buona visita!

  10. CASA MUSEO OSANNA ANDREASI

    Ma chi l’ha detto che nobiltà di nascita deve per forza andare a braccetto con peccato e perdizione? Sei pronto a immergerti in un viaggio che unisce passione, storia e devozione, pur senza voti religiosi (se non negli ultimi 5 anni)? Ti incuriosisce scoprire l’eredità della Beata Osanna Andreasi, una figura proclamata venerabile soli 10 anni dopo la morte e beatificata nel 1694 da papa Innocenzo XII?

    Beh allora sei pronto per scoprire la Casa Museo Osanna Andreasi, in cui la dominicana laica morì a Mantova nel 18 giugno 1505, un luogo un po’ nascosto e che passa quasi inosservato, dove le storie del suo passato di spiritualità e dedizione prendono vita.

    Questa donna nacque a Carbonarola nel 1449, Osanna era destinata a seguire le orme di un’altra grande domenicana, Santa Caterina da Siena. Fin da piccola, infatti, Osanna ha manifestato visioni mistiche e una profonda devozione, tanto da riuscire a convincere il padre a permetterle di unirsi al terz’ordine domenicano a soli quindici anni, sfidando l’opposizione familiare al matrimonio, così importante per la nobiltà di quegli anni.

    Le sue stigmate nel 1477 hanno segnato l’inizio di un percorso straordinario, fatto di preghiera, di devozione e di grandi valori religiosi, pur rimanendo formalmente laica. Pur prendendo i voti solo nel 1500, Osanna è diventata una consigliera molto stimata e rispettata alla corte dei Gonzaga, riuscendo perfino a influenzare le decisioni di personaggi illustri come Federico I Gonzaga, Margherita di Baviera, Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este.

    Sulla sua vita vi sono anche episodi che fanno pensare che lei compisse già miracoli durante la vita terrena: durante la battaglia di Fornovo, la tradizione religiosa popolare racconta che le sue preghiere abbiano salvato la vita al marchese Francesco II Gonzaga. Questo fu un episodio che ha reso ancora più leggendaria la sua figura.

    Dopo la sua morte nel 1505, avvenuta nella sua amata Mantova, Osanna è stata sepolta in San Domenico. Dopo la demolizione di quella chiesa nel 1935, le sue spogli mortali, ancora miracolosamente intatte, furono traslate nella Cattedrale di San Pietro apostolo, dove tuttora riposano nel secondo altare a sinistra del transetto sinistro.

    La sua casa museo, costruita intorno al 1470 e appartenuta alla nobile famiglia Andreasi, ha mantenuto in larga parte i caratteri architettonici del tardo Quattrocento. La sobria facciata, evidenziata dai restauri del 1926, e il basamento di mattoni a vista conferiscono all’edificio un fascino senza tempo.

    All’interno della Casa Museo, i visitatori possono ammirare una ricca raccolta di oggetti legati alla vita e al culto della Beata Osanna. Dipinti, sculture, oreficerie, tessuti, libri miniati, ceramiche, avori e persino armi e armature offrono uno sguardo affascinante sulla sua vita e il suo contesto storico.

    Il giardino della Casa Museo è un’oasi di pace, arricchita da una rientranza che un tempo conduceva alla chiesa di Sant’Egidio, oggi purtroppo demolita. Questo spazio verde offre ai visitatori un momento di relax e contemplazione.


    La Casa della Beata Osanna è sostenuta da un gruppo prezioso di 14 volontari, che contribuiscono alla sua gestione, alle visite guidate al suo interno e alla sua promozione. È situata in via Frattini 9 ed è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30. Nel giorno di giovedì è possibile anche tra le 17 e le 19. Durante i giorni di sabato, domenica e gli altri giorni festivi le visite sono svolte esclusivamente su prenotazione e soltanto per gruppi organizzati.

    Se sei interessato a scoprire di più sulla vita e sull’eredità della Beata Osanna Andreasi, ti consiglio vivamente di pianificare (e prenotare anche, sono pur sempre volontari!) una visita guidata alla Casa Museo Osanna Andreasi.