Volete conoscere una fontana davvero curiosa e bizzarra, di quelle che lasciano un ricordo indelebile? Beh allora, non potete perdervi una delle attrazioni più curiose e originali della città di Treviso: la Fontana delle Tette o “Fontana dee Tete”, come i veneti la chiamano. Questo nome, che fa sorridere e forse anche un po’ arrossire, nasconde una storia affascinante e sorprendente, che vi racconterò in questo articolo.
La Fontana delle Tette è una scultura in pietra d’Istria, che raffigura una donna formosa e sorridente, con i capelli raccolti, che si stringe il seno con le mani. Da ogni capezzolo, infatti, sgorga un getto d’acqua, che si raccoglie in una vasca ovale, decorata con figure geometriche. Ma perché una fontana così insolita e provocante?
La risposta risale al 1559, quando Treviso fu colpita da una terribile siccità, che mise in ginocchio la città e le campagne circostanti. Il podestà, cioè l’autorità politica locale dell’epoca, Alvise da Ponte, decise di intervenire con una soluzione geniale: fece costruire una ruota dentata, che prelevava l’acqua da un torrente vicino, il Cagnano, e la portava al centro della città, dove la fontana fu installata in una nicchia del palazzo pretorio, di fronte alla via principale, il Calmaggiore.
La fontana delle tette fu inaugurata l’anno successivo, e fu subito un successo: i cittadini e le botteghe potevano finalmente dissetarsi, e alcuni uomini, anche sposati, si divertivano a bere l’acqua direttamente dal seno della statua. Ma la fontana non era solo una fonte di vita e di allegria: era anche un simbolo di amore e di protezione.
La leggenda popolare, infatti, favoleggia che la siccità fosse dovuta alla maledizione di una strega, Caterina Claudia Furlan, che nel 1458 fu denunciata per aver predetto che tra 100 anni tutta l’acqua si sarebbe asciugata. Secondo i principi della magia simpatica, una fontana che rappresentava una donna nuda avrebbe spezzato l’incantesimo, e per questo il podestà scelse questa forma.
Come è facile intuire, il senso ufficiale della statua era ben altro: essa rappresentava l’amore materno, la donna che allatta il suo bambino, e infatti guardando la fontana, i suoi occhi trasmettono una sensazione di serenità e di dolcezza, come una madre che culla il suo figlio.
La fontana era anche un segno di generosità e di abbondanza: ogni volta che veniva eletto un nuovo podestà, infatti, dai capezzoli della statua zampillava vino per ben 72 ore consecutive! Da un capezzolo usciva vino bianco, e dall’altro vino rosso “a sollazzo del popolo festante” (come scrisse Matteo Sernagiotto), e infatti tutti i trevigiani si accalcavano per assaggiare il delizioso nettare, rigorosamente dalle mammelle marmoree! Anche se gli alcolici erano riservati agli uomini, si racconta che qualche donna e qualche ragazza si avvicinassero alla fontana per succhiare alla fonte!
Questa tradizione durò fino al 1797, quando la Serenissima Repubblica di Venezia cadde sotto l’invasione di Napoleone Bonaparte. Sotto il dominio francese, la statua fu presa a fucilate e poi rimossa, perché considerata peccaminosa e indecente. La fontana cadde nell’oblio, e per quasi un secolo rimase nascosta e dimenticata.
RITROVAMENTO DELLA FONTANA DELLE TETTE E RINASCITA
Fortunatamente, nel 1879, grazie alla visione lungimirante dell’abate secolare Luigi Bailo, viene fondato il museo civico, con l’intento di salvare tutto quello che “della patria ogni dì purtroppo va scomparendo sotto la pressione dei bisogni urgenti della vita, della civiltà, dei capricci della giornata” (così scrisse lui).
Grazie all’impegno del personale afferente il museo la singolare fontana delle tette venne rinvenuta, restaurata ed esposta, in una teca di vetro antisfondamento, sotto una delle logge del palazzo dei Trecento, il luogo dove un tempo si riuniva consiglio comunale, ma anche l’assemblea dei Trecento (da cui il nome), avente il temibile ruolo di organo giudiziario. Oggi sede di uffici del comune e della sua giunta, ma anche luogo in cui vengono fatte mostre temporanee e convegni di varia natura.
Nel 1989 un misterioso benefattore, incarica a sua cura e spese lo scultore peruviano Miguel Miranda Quinones di realizzare una copia fedele della fontana delle tette, per fare un magnifico dono alla città, ai cittadini e ai turisti: restituire alla città uno dei suoi monumenti storici. Oggi la fontana è ampiamente luogo per fotografie goliardiche, spinta anche e soprattutto della leggenda metropolitana che narra che toccarne i seni porti buona sorte negli anni. Chissà in quanti ci hanno provato e quanti ci proveranno!
Come è facile comprendere, oggi la fontana delle tette non è più alimentata dall’acqua del Cagnano, ma per garantire la potabilità dell’acqua è collegata all’acquedotto comunale, è situata nel cortile di Palazzo Zignoli. Per motivi igienici, è vietato accostare la bocca al capezzolo (che è fatto di ottone per idraulica), ma non ci sarebbe da stupirsi se fossero vere le dicerie su qualche ragazzi e uomini (anche adulti e sposati!) che si prodigano nel bere direttamente alla fonte! Del resto, i seni sono invitanti già di per loro per il genere maschile e, inoltre, si sa… il lupo perde il pelo, ma non il vizio!
https://it.wikipedia.org/wiki/Fontana_delle_Tette
https://www.passeggiatetreviso.it/storie-leggende-trevigiane/54-la-fontana-delle-tette-di-treviso
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