Sei un appassionato di storia naturale e vuoi scoprire le meraviglie del mondo animale? Allora non puoi perderti il Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi, dove potrai visitare diverse sale dedicate a vari ambienti e specie. Ti stupirai di conoscere la diversità e la bellezza degli animali che popolano il nostro pianeta, dalle montagne alle praterie, dai deserti ai mari, dalle zone urbane ai campi coltivati.
Leggi quest’articolo per scoprirlo insieme a me!
Il museo Faraggiana a Novara, o più propriamente Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi, anche se spesso indicato semplicemente come “Museo degli animali di Novara” è ospitato in un palazzo nel centro storico di Novara, nel palazzo storico appartenuto alla famiglia di Caterina Faraggiana Ferrandi. Il museo fu allestito in tale luogo nel 1959, dopo che Caterina e il figlio decisero di donare al comune di Novara la loro collezione di tassidermie, che avevano allestito nella loro casa di Meina.
Inoltre, vi sono anche la collezione di un liceo napoleonico, alcuni pezzi donati da Ugo Ferrandi (geografo novarese), nonché pezzi acquistati o ricevuti in dono da altri parchi, musei e/o privati cittadini.
Il museo Faraggiana è ad accesso gratuito, ha due piani, una superficie di 1420 metri quadrati, 12 sale al primo piano e due al piano terra. L’entità della collezione ammonta a 2400 esemplari, rappresentanti 450 specie diverse. Ciò fa del museo Faraggiana il secondo del Piemonte, dopo il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.
Questo museo ha oltre alle classiche esposizioni visive, che prevalgono di gran lunga, ha anche otto installazioni che coinvolgono anche altri tre sensi: l’udito, il tatto e l’olfatto.
Ritengo che sia una cosa molto positiva coinvolgere, anche se in minima parte, anche gli altri sensi perché completa l’esperienza. L’unica esperienza uditiva riguarda i versi di alcuni animali (megattera, beccafico e grillo) e la registrazione di un temporale in una palude.
Le esperienze olfattive sono rappresentate da cassette in cui, inserendo il naso, si può sentire il profumo di alcune essenze vegetali come il pino e il muschio.
Le esperienze tattili, da eseguirsi con assoluta delicatezza, sono invece rappresentate da esemplari di pigne, cortecce e foglie di alcune specie vegetali, nonché penne, piume e pellicce di alcune specie animali.
Infine, ci sono anche alcuni minerali toccabili. Ci sono poi due esperienze multisensoriali situate in due rientranze nelle quali viene riprodotto, seppur in modo ridotto, un clima ventoso e umido e un clima torrido e secco, tipico del deserto.
PRIMATI DEL MUSEO FARAGGIANA A NOVARA
Il più pesante animale di cui è esposta la tassidermia è l’antilope roana con i suoi 220 Kg, mentre il più leggero è il bombo che pesa alcuni grammi (e che sbattendo le ali 230 volte al secondo riesce a decollare e a volare a 1 m/s, nonostante sia un insetto relativamente pesante).
Il più comune animale in natura tra quelli esposti è l’arvicola, mentre il più raro è il panda minore (anche detto panda rosso ed uno dei 100 animali più a rischio d’estinzione). L’animale geograficamente più prossimo al museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi è la garzetta di Carisio (tipico del vercellese, a soli 40 Km), mentre quello appartenente all’habitat più remoto è il canguro (tipico dell’Australia, quindi a ben oltre 16 000 Km).
Tra tutti gli animali esposti, il cinghiale è quello con maggior prolificità, il bue muschiato ha il pelo più folto di tutti, il più colorato è il fagiano orecchiuto, il facocero ha record di lunghezza delle zanne (ben 50 cm!), il becco più colorato appartiene alla pulcinella di mare, il becco più lungo fa parte del chiurlo (un uccello notturno che ce l’ha lungo ben 15 cm!)
Infine, come è semplice intuire, l’animale esposto al museo Faraggiana che emette l’odore più ripugnante è la moffetta comune (più comunemente detta puzzola che, tra l’altro, è anche il più puzzolente al mondo).
PRIMA SALA – L’EVOLUZIONE
La visita al Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi inizia dalla prima sala del primo piano, raggiungibile anche tramite ascensore. Questa sala è dedicata all’evoluzione e alla classificazione delle specie viventi, così come introdotti, rispettivamente, da Charles Darwin e Karl von Linee (spesso più noto in Italia con il nome italianizzato di Carlo Linneo).
Nel Settecento lo svedese Karl von Linee introdusse un modo per raggruppare gli esseri viventi, sfruttando similitudini più o meno ampie, in Regni, Divisioni, Classi, Ordini, Famiglie, Generi e Specie; ognuno di questi raggruppamenti ha un nome latino (la lingua della scienza nel Settecento) e l’insieme di genere e specie forma il nome scientifico dell’essere vivente che lo identifica in modo univoco in tutto il mondo a prescindere da lingue e culture.
È esposta una copia del libro che Darwin scrisse nel 1859, ovvero “Sull’origine delle specie per selezione naturale” nel quale espone i suoi studi e le sue osservazioni sull’evoluzione, partendo dalla classificazione linneana per similitudine.
Secondo questi studi tutte le specie esistenti derivano da un progenitore comune la cui discendenza ha accumulato, nei secoli, piccole modifiche a seguito di un processo alla base della riproduzione, chiamato meiosi, in varie parti del corpo; quelle vantaggiose per la sopravvivenza, sono state portate avanti. Tutte quelle modifiche fallimentari o comunque meno utili non sono state trasmesse e quindi si sono “perse”.
Uno degli esempi riportati al museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi è quello di Biston betularia (una farfalla): le farfalle nate bianche riuscivano a nascondersi meglio sui tronchi di betulla e pertanto riuscivano a sopravvivere e riprodursi; la piccola quantità di farfalle nate più scure viene avvistata molto più facilmente dagli uccelli che se ne cibano e per cui solo una parte irrisoria riesce a riprodursi, tendendo quindi a fare ridurre ancora di più il numero.
Nel 1829 l’ingegnere inglese George Stephenson progetta la locomotiva a vapore che diverrà comunissima in tutto il Regno Unito e i cui fumi derivanti dall’alimentazione a carbone fecero annerire in pochi anni i tronchi delle betulle. Questo fatto fece invertire la selezione delle farfalle, perché in quella situazione erano molto più visibili le farfalle bianche e pertanto erano le uniche ad essere predate; le pochissime nere rimaste, rese invisibili dalla fuliggine sui tronchi, riuscirono a riprodursi e in poco tempo il carattere “corpo nero” divenne quello largamente dominante.
Nella prima sala del museo Faraggiana sono anche degli esempi di animali tristemente famosi per essersi estinti come il dodo, il quagga, il tilacino, l’alca impenne e l’antilope azzurra. Tutti questi animali sono stati estirpati per la caccia eccessiva, la competizione con cani, gatti, maiali, ecc…, le loro malattie (come il cimurro, ad esempio) e/o la distruzione del’habitat.
Altri animali esposti in questa sala del museo Faraggiana, invece, si estinsero esclusivamente per cause naturali, come la tigre dai denti a sciabola, il mammut lanoso e il megalodonte.
Vi è anche un accenno ai suoi studi sulla selezione artificiale, ovvero quegli incroci guidati dall’uomo per amplificare o ridurre uno o più caratteri, che è alla base delle 400 razze di cani esistenti, ma anche di tutti gli altri animali domestici da compagnia, da giardino, da voliera e da stalla.
SECONDA E TERZA SALA – LA ZOOGEOGRAFIA
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Zone zoogeografiche del mondo. Creata da Conscious e pubblicata su Wikimedia Commons con licenza Creative commons
Ti sei mai chiesto come sono distribuiti gli animali nel mondo e quali fattori influenzano la loro diversità? Bene, allora non puoi perderti la seconda e la terza sala del Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi. Qui potrai scoprire la zoogeografia, la disciplina che studia la distribuzione geografica della fauna e i fattori che la regolano. Capirai come l’evoluzione, la deriva dei continenti, le quattro glaciazioni universalmente accettate (in ordine cronologico Günz, Mindel, Riss e Würm) e i relativi periodi interglaciali, la formazione di ponti intercontinentali e le barriere fisiche, geografiche, climatiche ed ecologiche abbiano determinato la formazione di diverse regioni zoogeografiche, cioè aree del mondo che ospitano animali simili o strettamente imparentati.
Vedrai come la Terra sia divisa in sei regioni zoogeografiche principali: la regione paleartica, che comprende Europa, Asia settentrionale e Africa settentrionale; la regione neartica, che comprende Nord America e Groenlandia; la regione neotropicale, che comprende Sud America e America centrale; la regione afrotropicale, che comprende Africa subsahariana e Madagascar; la regione orientale, che comprende Asia meridionale e sudorientale e Oceania; la regione australiana, che comprende Australia, Nuova Zelanda e Nuova Guinea.
In queste sale del museo Faraggiana ti verrà anche mostrato come ogni regione zoogeografica abbia delle caratteristiche peculiari, dovute alla sua storia geologica e climatica, e come queste abbiano influenzato la fauna presente, nonché alcuni esempi di animali tipici di ogni regione, come il cammello e il leone nella regione paleartica, il bisonte e il coyote nella regione neartica, il tucano e il puma nella regione neotropicale, l’elefante e il gorilla nella regione afrotropicale, la tigre e il panda nella regione orientale, il canguro e il koala nella regione australiana.
Sarà anche raccontato anche come alcune specie animali siano riuscite a colonizzare più regioni zoogeografiche, grazie alla loro capacità di adattamento o alla loro dispersione causata da eventi naturali o dall’azione dell’uomo. Vedrai anche animali cosmopoliti, come il ratto e la mosca, che si sono diffusi in tutto il mondo grazie alla loro elevata prolificità e alla loro tolleranza a diversi ambienti.
QUARTA SALA – MACCHIA MEDITERRANEA
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Rappresentazione artistica di un’ambiente lacustre con la fauna tipica
Se sei un appassionato di mare e dei suoi abitanti, probabilmente, ti starai chiedendo “Considerato che l’Italia ha un litorale di quasi 7000 Km, al museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi ci saranno animali marini?” La risposta è certo che sì, come avrebbero potuto mancare? Prosegui con la quarta sala del museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi. Qui potrai ammirare le specie animali tipiche della macchia mediterranea italiana e del lunghissimo litorale italiano. Ti stupirai di scoprire la varietà e la bellezza di questi animali, che vivono in ambienti diversi e affascinanti.
Nella sala quattro, potrai osservare gli animali acquatici, che popolano i fiumi, i laghi, gli stagni e il mare. Potrai vedere il lucio, un pesce predatore che può raggiungere i 2 metri di lunghezza e i 40 Kg di peso, che si nutre di altri pesci, anfibi, uccelli e piccoli mammiferi. Potrai vedere la lontra, un mammifero acquatico che ha un corpo allungato e snello, una pelliccia impermeabile e delle zampe palmate, che si nutre di pesci, crostacei, molluschi e anfibi.
Potrai vedere anche gli smerghi, uccelli acquatici che hanno un becco sottile e appuntito, un collo lungo e delle zampe corte, che si nutrono di pesci, molluschi e insetti. Potrai vedere anche un curiosissimo uccello, il cui nome la dice lunga sulla sua peculiarità: il mestolone, un uccello acquatico che ha un becco largo e simile a un mestolo (da cui il nome!), una testa verde e una coda bianca, che si nutre di piante acquatiche, semi e insetti.
Nella sala quattro del museo Faraggiana, potrai anche conoscere gli animali che vivono sulla costa, sia quelli che si sono adattati a vivere sulla sabbia, sulle rocce o tra le alghe, come il granchio, la stella marina, il riccio di mare e il polpo, sia quelli che si sono adattati a vivere sulle scogliere, sugli scogli o sugli isolotti, come il gabbiano, il cormorano, il fratino e il corvo marino.
Il granchio è un crostaceo che ha un corpo coperto da un guscio, due chele e otto zampe, che si nutre di alghe, molluschi, vermi e carogne. La stella marina è un echinoderma che ha un corpo a forma di stella, con cinque o più bracci, che si nutre di molluschi, coralli e spugne. Il riccio di mare è un echinoderma che ha un corpo sferico, coperto da aculei, che si nutre di alghe, coralli e spugne. Il polpo è un mollusco che ha un corpo molle, con otto tentacoli, che si nutre di crostacei, molluschi e pesci.
Il gabbiano è un uccello acquatico che ha un piumaggio bianco e grigio, un becco giallo e delle zampe palmate, che si nutre di pesci, molluschi, insetti e rifiuti. Il cormorano è un uccello acquatico che ha un piumaggio nero, un becco appuntito e delle zampe palmate, che si nutre di pesci, crostacei e molluschi.
Il fratino è un uccello acquatico che ha un piumaggio bianco e nero, un becco corto e delle zampe rosse, che si nutre di insetti, vermi e semi. Il corvo marino è un uccello acquatico che ha un piumaggio nero, un becco giallo e delle zampe nere, che si nutre di pesci, crostacei e molluschi.
QUINTA SALA – FORESTE DI CADUCIFOGLIE
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Sentiero in un bosco di caducifoglie. Foto di Gianni Crestani da Pixabay
Ti piacerebbe fare un viaggio tra i boschi e le foreste di caducifoglie, che sono il regno di tanti animali affascinanti e misteriosi? Allora prosegui la visita con la quinta sala del Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi, dove potrai scoprire il ciclo ecologico relativo al bosco e le sue meraviglie. Ti stupirai di conoscere la diversità e la bellezza degli animali che vivono in questi ambienti, che si caratterizzano per il cambio di colore delle foglie a seconda delle stagioni.
Nella quinta sala, potrai ammirare la fauna di questi ambienti, che comprende, ad esempio, il tasso, il riccio, il ghiro, i pipistrelli e l’orso. Ti spiegheremo come questi animali si sono adattati a vivere in un clima continentale, in cui la temperatura invernale scende spesso sotto 0°C e quindi diventa molto complesso trovare cibo a sufficienza per una vita attiva, specialmente per i mammiferi.
Pertanto, alcuni di questi animali hanno sviluppato la capacità di cadere in un sonno profondissimo, chiamato letargo o ibernazione, in cui le funzioni vitali sono ridotti allo stretto indispensabile e la temperatura interna cala fino a 4°C; tutto ciò, unito all’assoluta immobilità e all’ambiente riparato di una grotta, serve a fare in modo che il cibo incamerato prima dell’inverno basti fino alla primavera. Ti saranno raccontate le differenze tra letargo e ibernazione, e quali animali praticano l’uno o l’altra strategia.
Scoprirai anche le caratteristiche dei boschi e delle foreste di caducifoglie, che sono organizzati in fasce vegetazionali disposte su differenti piani altitudinali, distinte in base alle specie vegetali dominanti. Qui sono illustrati alcuni esempi di alberi caducifogli, come il faggio, il castagno, il cerro, il rovere, l’acero, il frassino, il tiglio, il platano e molti altri.
SESTA SALA – ALPI E FORESTE DI CONIFERE
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Rappresentazione artistica dell’ambiente alpino con la sua fauna tipica
Sei un amante delle montagne e vuoi conoscere le meraviglie delle montagne italiane? Allora non puoi perderti la sesta sala del Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi. Qui potrai scoprire le Alpi e gli Appennini, le due grandi catene montuose che caratterizzano il paesaggio e il clima del Belpaese.
Ti stupirai di conoscere la diversità e la bellezza delle conifere, le piante sempreverdi che hanno le foglie a forma di ago e i semi racchiusi in pigne, e della fauna associata, che comprende sia i grandi uccelli rapaci, come il falco, l’aquila reale e il gipeto, sia i piccoli uccelli, come la pernice e il fagiano di monte, sia i mammiferi, come l’ermellino, la martora e la marmotta alpina.
Nella sesta sala, potrai anche ammirare la straordinaria capacità di alcuni animali di cambiare completamente la pelliccia che li riveste, a seconda delle stagioni. Questo fenomeno, chiamato mimetismo, serve a proteggerli dai predatori e dalle intemperie, facendoli confondere con l’ambiente circostante. Tra questi animali, quelli che hanno un cambiamento radicale e più sorprendente sono l’ermellino, la pernice bianca e la lepre alpina.
In autunno/inverno, questi animali hanno una pelliccia molto folta e di colore bianco candido, utile per mimetizzarsi nella neve e sfuggire quindi alle fauci affamate dei loro predatori. In primavera/estate, invece, la pelliccia si dirada e assume una colorazione marroncina screziata di nero e altri colori tipici di un vegetale, per mimetizzarsi meglio tra i degli alberi e il fogliame degli arbusti. La cosa ancora più bizzarra accade alla coda dell’ermellino: l’apice di questa rimane stranamente nero in tutte le stagioni, anche d’inverno! Ma ciò nonostante il suo mimetismo è davvero complesso da stanare!.
SETTIMA SALA – GARZAIA
Dopo sei sale dedicati ad ambienti più o meno lontani dal comune di Novara è facile che anche tu ti sia chiesto “Ma vicino a Novara non ci sono ambienti d’interesse per il museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi?” Ebbene, troverai la risposta continuando la visita con la settima sala! Qui potrai vedere una ricostruzione fedele di una garzaia tipica del comune di Carisio (VC), a circa 40 Km da Novara, e potrai ammirare una delle colonie di uccelli più affascinanti d’Italia!.
Il termine garza, da cui garzaia, non ha alcunché a che fare con il tessuto per medicazioni, ma è una parola che appartiene al dialetto antico e che designa gli animali caratteristici di quell’ambiente, ovvero gli aironi italiani, tra cui l’airone cenerino.
Gli aironi sono uccelli acquatici, che si nutrono di pesci, anfibi, insetti e piccoli mammiferi. Hanno un becco lungo e appuntito, un collo snodabile e delle zampe alte e sottili. Sono solitari nella caccia, ma sociali nella nidificazione. Infatti, formano delle colonie, dette appunto garzaie, dove costruiscono i loro nidi sugli alberi o sui canneti. Le garzaie sorgono in ambienti paludosi come il delta del Po, ma anche in boschi umidi come i pioppeti, i saliceti e gli ontaneti.
L’airone cenerino è il più grande e diffuso degli aironi italiani. Ha un piumaggio grigio-azzurro, una testa bianca con una cresta nera e una gola gialla. Può raggiungere i 2 metri di apertura alare e i 2 Kg di peso. È un uccello migratore, che sverna in Africa e torna in Italia in primavera per riprodursi. Nella garzaia, l’airone cenerino costruisce il suo nido con ramoscelli e foglie, e vi depone 3-5 uova. I pulcini nascono dopo circa 25 giorni e rimangono nel nido per 50-60 giorni, imparando a volare e a cacciare.
Nella garzaia ricostruita al museo Faraggiana, potrai incontrare anche altri aironi, come l’airone rosso, l’airone bianco maggiore e l’airone guardabuoi. L’airone rosso ha un piumaggio rossiccio, una testa nera e una gola bianca. È più piccolo dell’airone cenerino, ma ha una coda più lunga. Si nutre di pesci, rane e lucertole. L’airone bianco maggiore ha un piumaggio bianco candido, un becco giallo e delle zampe nere.
È simile all’airone cenerino per dimensioni e abitudini. Si nutre di pesci, anfibi e piccoli mammiferi. L’airone guardabuoi ha un piumaggio bianco con una macchia nera sulle ali, un becco corto e robusto e delle zampe gialle. È il più piccolo degli aironi italiani, ma anche il più socievole. Si nutre di insetti, vermi e lumache. Spesso accompagna il bestiame al pascolo, per catturare i parassiti che infestano gli animali.
OTTAVA SALA – LAGHI, FIUMI E AREE URBANE
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Rappresentazione artistica di un lago antropizzato con la fauna tipica
Se abiti in una città, specialmente se bagnata da un fiume o un lago, ti sei mai accorto che, oltre ai quadrupedi pelosi che ci fanno compagnia nelle passeggiate, esistono numerosi altri animali? Ti piacerebbe conoscere flora e fauna spontanea e tipica di laghi, fiumi, stagni insiti in zone urbane, nonché quelli delle zone urbane stesse e di quelli che si trovano nei campi coltivati?
Allora vieni a visitare la sala otto del Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi, dove potrai scoprire le specie animali e vegetali che vivono in questi ambienti così vicini a noi, ma spesso trascurati o ignorati. Ti sorprenderai di scoprire come sono fatti e come si sono adattati a sopravvivere in condizioni spesso diversissime rispetto agli ambienti meno o per niente antropizzati.
Nella sala otto del museo Faraggiana a Novara, potrai ammirare gli animali che popolano i laghi, i fiumi e gli stagni, sia quelli naturali che quelli artificiali. Potrai vedere il luccio, un pesce predatore che può raggiungere i 2 metri di lunghezza e i 40 Kg di peso, che si nutre di altri pesci, anfibi, uccelli e piccoli mammiferi. Potrai vedere la rana verde, un anfibio che vive sia in acqua che sulla terra, che ha un colore verde brillante e una voce potente. Potrai vedere l’airone cinerino, un uccello acquatico che ha un becco lungo e appuntito, un collo snodabile e delle zampe alte e sottili, che si nutre di pesci, anfibi, insetti e piccoli mammiferi.
Nella sala otto del museo di scienze naturali Faraggiana, potrai anche conoscere gli animali che vivono nelle zone urbane, sia quelli che si sono adattati a tali ambienti come il piccione, il passero, la rondine, il ratto e i rapaci che se ne cibano, sia quelli che sono stati introdotti dall’uomo come il parrocchetto dal collare, il coniglio e la cornacchia.
Il piccione è un uccello onnivoro, che si nutre di semi, frutta, insetti e rifiuti. Il passero è un uccello granivoro, che si nutre di semi, cereali e briciole. La rondine è un uccello insettivoro, che si nutre di insetti volanti. Il ratto è un roditore onnivoro, che si nutre di qualsiasi cosa trovi.
I rapaci sono uccelli carnivori, che si nutrono di piccoli mammiferi, uccelli e rettili. Il parrocchetto dal collare è un uccello originario dell’Asia, che è stato portato in Europa come animale da compagnia, ma che si è poi diffuso in natura, formando delle colonie.
Il coniglio è un mammifero originario dell’Europa, che è stato allevato dall’uomo per la carne e la pelliccia, ma che si è poi diffuso in natura, causando problemi di invasione e competizione con le specie autoctone. La cornacchia è un uccello intelligente e socievole, che si nutre di semi, frutta, insetti, carogne e rifiuti.
Nella sala otto del museo Faraggiana, potrai infine scoprire gli animali che vivono nei campi coltivati, sia quelli che ne traggono beneficio come il riccio, la talpa, il topolino, il merlo e il pettirosso, sia quelli che ne arrecano danno come il cinghiale, la volpe, il corvo e il passero solitario. Il riccio è un mammifero insettivoro, che ha il corpo coperto da aculei, che usa per difendersi.
La talpa è un mammifero insettivoro, che vive sottoterra, scavando gallerie. Il topolino è un roditore granivoro, che si nutre di semi, cereali e radici. Il merlo è un uccello onnivoro, che si nutre di frutta, insetti e vermi. Il pettirosso è un uccello insettivoro, che ha un petto rosso e un canto melodioso.
Il cinghiale è un mammifero onnivoro, che si nutre di radici, tuberi, frutta, insetti e piccoli animali. La volpe è un mammifero carnivoro, che si nutre di roditori, uccelli, anfibi e frutta. Il corvo è un uccello onnivoro, che si nutre di semi, frutta, insetti, carogne e rifiuti. Il passero solitario è un uccello granivoro, che si nutre di semi, cereali e frutta.
NONA SALA – TAIGA E TUNDRA
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Riproduzione artistica dell’ambiente della tundra con la sua fauna tipica
Ami l’avventura e le sfide della natura? Non puoi certo perderti la sala nove, dove potrai esplorare tre ambienti tra i più sfidanti della terra: la taiga, la tundra dell’Artide e l’Artide stesso. Ti sembra impossibile? Invece è vero: al Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi potrai scoprire come sono fatti questi luoghi estremi e quali animali riescono a vivere e riprodursi in condizioni così dure.
Immagina di trovarsi in un luogo dove per quattro-sei mesi c’è solo luce, e per otto-sei mesi solo buio. Un luogo dove i venti soffiano fino a 160 Km/h e la temperatura in inverno scende fino a -58°C. Questo è l’Artide, anche detto deserto polare, che si estende intorno al Polo Nord. Qui, solo poche forme di vita riescono a sopravvivere, grazie a una specie di lichene (simbiosi tra alga e fungo) che cresce sulle rocce e sulla neve.
Tra gli animali che popolano l’Artide ci sono il lemming, un roditore simile a un criceto, che è alla base della catena alimentare, l’orso polare, il più grande carnivoro terrestre, che si nutre di foche e altri animali, il bue muschiato, un bovide dal pelo lungo e dalle corna imponenti, e la renna, una specie di cervo che si sposta in grandi branchi.
La civetta delle nevi è un uccello rapace che nidifica nella tundra e che rimane fedele al suo territorio finché c’è cibo a sufficienza, altrimenti migra verso zone più calde. Un altro uccello migratore è l’oca facciabianca, che nidifica nelle isole Svalbard (appartengono alla Norvegia, ma sono oltre il Circolo Polare Artico) e sverna in Scozia.
La tundra è l’ambiente che circonda l’Artide, caratterizzato da un clima freddo e secco, con una vegetazione scarsa e bassa. Qui, la vita è ancora più difficile che nell’Artide, perché non c’è quasi nessun riparo dal vento e dai predatori. Solo alcuni animali, come il leopardo delle nevi, il lupo artico e l’orso bruno, riescono a cacciare nella tundra, sfruttando la loro agilità (sebbene la propria massa imponente) e il loro mantello mimetico.
Nella stessa sala del museo Faraggiana potrai conoscere anche la taiga. Essa è l’ambiente attiguo alla tundra ed è la fascia di foresta di conifere che si estende per 12 000 Km tra Europa, Asia e America. Qui, il clima è più mite che nella tundra, ma comunque freddo (fino a -45°C d’inverno e al massimo +15°C d’estate) e umido.
La taiga, sebbene sia comunque poco ospitale, è popolata una grande varietà di animali, tra cui la lince canadese, un felino dal pelo rossiccio e dalle orecchie a punta, e la lepre scarpa da neve, un roditore dal pelo bianco in inverno e grigio in estate. Alcuni animali, come i caribù e la civetta delle nevi, svernano nella taiga, mentre altri, come il picchio nero e il cardinale rosso, vi trascorrono l’estate.
DECIMA SALA – PRATERIE E DESERTI NORDAMERICANI

Raffigurazione artistica del deserto di Sonora con la sua fauna tipica e il caratteristico cactus saguaro
Sei pronto a fare un viaggio tra le ventose praterie e gli aridi deserti del NordAmerica? Allora proseguiamo la visita con la sala dieci del museo Faraggiana, dove potrai conoscere gli animali che vivono in questi ambienti così diversi e sfidanti. Ti stupirai di scoprire come sono fatti e come si sono adattati a sopravvivere in siffatte condizioni sfidanti.
Il primo animale che ti accoglie è il lupo, il canide più diffuso e adattabile del mondo. Il lupo ha quattro sottospecie: bianco, nero, grigio siberiano e indiano. Questo animale vive in gruppi familiari, detti branchi, e caccia in modo coordinato e intelligente. Il lupo non si limita a vivere nelle praterie, ma si spinge anche nelle catene montuose, nei deserti e perfino nei ghiacci della tundra.
Le sue prede sono molto varie: dai piccoli roditori come i lemming ai grandi mammiferi come l’alce e il bue muschiato, passando da castori, pecore e cervi. In alcuni casi, il lupo può anche nutrirsi di carogne o, in casi estremi, di frutta e bacche.
Nelle praterie, potrai incontrare anche altri animali tipici, come il tacchino, la lepre selvatica e la moffetta comune (anche conosciuta come puzzola), il cui spruzzo difensivo è di consistenza oleosa, ha una gittata di circa tre metri, è percepibile per giorni e nel raggio di svariate decine di metri. La moffetta usa questa arma solo in caso percepisca un pericolo, perché sa che è molto costosa in termini di energia e tempo per ricaricarla.
I deserti nordamericani rappresentati al Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi sono tre (Chihuahua, Sonora e Mojave) dei 27 e sono situati tra Stati Uniti e Messico. Questi ambienti sono caratterizzati da un caldo torrido durante il giorno, da un freddo gelido durante la notte e da una bassissima piovosità. Sono il regno delle Cactacee, dette anche piante grasse, che grazie alle foglie trasformate in spine, alla corteccia fotosintetizzante e alle grandi riserve d’acqua gelificata, riescono a vivere in quest’ambiente molto arido.
Tra gli animali che popolano i deserti ci sono il serpente a sonagli, l’armadillo, il ratto-canguro e il mostro di Gila.
Il serpente a sonagli è un rettile velenoso, che emette un suono caratteristico con la sua coda per avvertire i nemici. L’armadillo è un mammifero dal corpo coperto da una corazza di placche ossee, che si arrotola a palla per difendersi. Il ratto-canguro è un roditore esclusivo di questi ambienti, che salta come un canguro e ha le guance espandibili per conservare il cibo.
Il mostro di Gila è una delle uniche cinque specie velenose di lucertola al mondo, che deve il suo nome al fatto che vive nei pressi del fiume Gila. Ha un aspetto davvero mostruoso e degno di un film horror, ma non farti ingannare dall’apparenza! Infatti, dal suo potentissimo e terribile veleno è stata tratta una proprietà benefica: da esso, infatti, è stato ricavato un farmaco innovativo per la cura del diabete.
Per rendere ancora più coinvolgente la tua visita, il museo Faraggiana ha predisposto due cabine microclimatiche in cui potrai entrare. Lì viene riprodotto, seppure in scala ridotta, il clima ventoso delle praterie o il clima torrido dei deserti. Nella prima, sentirai un freddo gelido e avrai difficoltà a stare fermo. Ti sembrerà di essere in mezzo a una tempesta di vento e, se non vivi a Trieste, probabilmente, come me, penserai “Mamma mia che ventaccio! Per fortuna che in Italia, un vento così è raro!”.
Nella seconda, sentirai un caldo arido e soffocante che asciuga la gola e gli occhi. Ti sembrerà di essere in mezzo a un forno! Se abiti al centro-nord è facile che, come è successo a me, penserai “Aiuto che caldo! Per fortuna che punte di questo genere ci sono solo per qualche giorno nell’arco di un anno!”.
UNDICESIMA SALA – MONTAGNE ASIATICHE
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Esemplare di panda gigante intento a cibarsi di bambù
Amante dell’Asia e della sua fauna tipica? Allora, non puoi certo perderti l’undicesima sala del Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi! Qui potrai scoprire le montagne cinesi, tibetane, giapponesi e coreane, che sono il regno di due animali in pericolo di estinzione: il panda minore e il panda maggiore. Ti stupirai di conoscere le loro caratteristiche, le loro abitudini e le loro sfide per la sopravvivenza.
Il panda minore è un mammifero che assomiglia a una volpe, con un pelo rosso-bruno, una coda lunga e striata e una maschera bianca sul viso. Vive nelle foreste di bambù delle montagne himalayane, dove si nutre principalmente di germogli e foglie di bambù, ma anche di frutta, radici, uova e insetti. È un animale solitario e notturno, che trascorre gran parte del tempo sugli alberi. Il panda minore è minacciato dalla distruzione del suo habitat, dalla caccia e dal bracconaggio.
Il panda maggiore è un mammifero che assomiglia a un orso, con un pelo bianco e nero, una coda corta e spessa e delle zampe robuste. Vive nelle foreste di bambù delle montagne cinesi, dove si nutre quasi esclusivamente di germogli e foglie di bambù, che deve mangiare in grandi quantità per soddisfare il suo fabbisogno energetico. È un animale solitario e pacifico, che trascorre gran parte del tempo a mangiare e a riposare.
Il panda maggiore è famosissimo per essere l’emblema nazionale della Repubblica Popolare Cinese, ed essere quindi rappresentato sulle monete auree da collezione, nonché altrettanto famoso per essere il simbolo del WWF. Il panda maggiore è minacciato dalla distruzione del suo habitat, dalla frammentazione delle popolazioni, dalla bassa fertilità e dalle malattie.
La caratteristica dei panda è che, nutrendosi quasi solo di bambù (che ha un potere energetico minimo), deve mangiare in continuazione per potere incamerare energia a sufficienza!
Nelle montagne cinesi, tibetane, giapponesi e coreane, potrai incontrare anche molti altri mammiferi e uccelli, come il fagiano dorato e il lofoforo imperiale. Il fagiano dorato è un uccello galliforme, con un piumaggio colorato e variopinto, una cresta rossa e una coda lunga. Vive nelle foreste e nei boschi delle montagne cinesi, dove si nutre di semi, bacche, insetti e vermi. È un uccello monogamo, che forma una coppia stabile con la femmina. Il fagiano dorato è considerato un simbolo di bellezza e prosperità in Cina.
Infine, il lofoforo imperiale è un uccello galliforme, con un piumaggio blu e verde, una cresta a forma di ventaglio e una coda a forma di lira. Vive nelle foreste e nelle praterie delle montagne himalayane, dove si nutre di semi, frutta, foglie e insetti. È un uccello poligamo, che forma un harem con più femmine. Il lofoforo imperiale è considerato un simbolo di nobiltà e maestà in Tibet.
DODICESIMA SALA – HIMALAYA
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Esemplare di Yak sugli scoscesi pendii dello sfidante ambiente dell’Himalaya
Ti sei mai chiesto come sia il mondo in cima alle montagne più alte del pianeta? Ti piacerebbe scoprire le meraviglie dell’Himalaya, la catena montuosa che ospita l’Everest, la vetta più alta del mondo con i suoi 8 848,86 m slm, senza dover andare in Nepal e doverla scalare?
Allora la dodicesima e ultima sala del primo piano del Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi fa proprio per te, perché è dedicata proprio all’altopiano del Tibet e ai suoi incredibili paesaggi e animali. Scopriamola insieme!
L’Himalaya è il risultato di uno scontro titanico, avvenuto circa 50 milioni di anni fa, tra due continenti: l’India (che a quei tempi era un continente a sé stante) e l’Asia. Questo scontro ha sollevato una serie di montagne al confine tra i due continenti, creando un ambiente unico e affascinante, tanto che gli è valso un nome davvero altisonante: in tibetano significa “Madre dell’Universo”, mentre in nepalese significa “Dio del cielo”. Qui vivono animali straordinari, che si sono adattati a diverse altitudini e climi. Vediamo alcuni esempi:
- Nelle foreste decidue tra 1 000 e 2 mila metri si trovano leopardi e goral, una specie di capra selvatica.
- Tra i 2 e i 3 mila metri, le foreste di bambù sono il regno del mosco, un cervo dalle lunghe zanne, e del capricorno di Sumatra, un animale che sembra uscito da un oroscopo!
- Tra i 3 e i 4 mila metri, le conifere sono gli unici alberi a resistere al freddo e ospitano il tar, una capra dalle enormi corna, e la gazzella del Tibet, agile e veloce.
- Nella prateria alpina, tra i 4 e i 5 mila metri, si nasconde il leopardo delle nevi, uno dei felini più belli e rari del mondo, e il bharal, una pecora dalle corna a forma di mezzaluna.
- Ad altitudini ancora maggiori, tra i 5 e i 6 mila metri, ci sono solo poche erbe e licheni, che bastano per nutrire il chiru, un’antilope dal pelo lanoso, e il chiang, un asino selvatico.
- Infine, a oltre 6 mila metri, dove l’aria è rarefatta e il freddo è intenso, vive e prospera, sebbene le condizioni ultra-sfidanti, il re delle montagne: lo yak.
Lo yak è un bovide colossale, che può pesare fino a una tonnellata se maschio e mezza tonnellata se femmina. Ha i polmoni giganteschi per incamerare il poco ossigeno presente e una pelliccia folta e lunga, che lo protegge da temperature fino a circa -40°C. Vive in branchi a forma circolare, per difendersi dalle tempeste di neve (mettendo le teste al centro), ma anche dai suoi predatori (mettendo le corna all’esterno). Si nutre di erbe, licheni e tuberi ed è cacciato da tre carnivori himalayani: il leopardo delle nevi, il lupo tibetano e l’orso blu tibetano.
Allo stato selvatico è molto raro (si ritiene che se siano rimasti circa 400), ma come animale domestico è molto utile per i tibetani, che lo usano come animale da soma, da latte, da carne e da lana. Addirittura, fanno essiccare le sue feci trasformandole in mattonelle. Queste vengono bruciate per scaldarsi e cucinare. È proprio vero, ognuno si arrangia come può e usa ciò che ha!
Lo sapevi che in Italia ci sono degli yak? Al museo di scienze naturali Faraggiana scoprirai che, nel 2009, Reinhold Messner, il famoso alpinista che ha scalato l’Everest, ha importato una mandria di 25 yak e li ha portati a Solda, un comune della provincia autonoma di Bolzano.
Il suo scopo era di pulire il sottobosco, riducendo il rischio di incendi, ma anche di creare un’attrazione turistica. Infatti, ogni anno a giugno, molti turisti hanno l’opportunità di seguire il grande Messner nella transumanza della mandria verso gli alpeggi dell’Ortles.
TREDICESIMA E QUATTORDICESIMA SALA – AFRICA
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Rappresentazione artistica dell’ambiente africano della savana alberata con la sua fauna e flora tipiche
A questo punto è facile che, come è successo a me, ti starai chiedendo “Ma come può non esserci l’Africa? La savana con i leoni, le tigri, le zebre e le gazzelle?”. Beh poteva mancare? Certamente no, e per visitare le ultime due sale, dovrai scendere al piano terra.
Le sale al piano terra del museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi sono, infatti, dedicate all’Africa, alla sua fauna e alla sua flora. La sala tredici consiste in tre vetrine e due pedane. L’allestimento di due grandi vetrine ricrea l’effetto scenico di vari ambienti tipici del continente africano: una è il bosco di acacie o savana alberata, l’altra è la savana erbosa e la terza è la foresta subtropicale con le rispettive faune.
Esempi di quest’ultimo ambiente sono il bucero, il gibbone guereza e le antilopi, mentre tra quelli del secondo sonio annoverati i ghepardi e gli gnu e infine nel primo ambiente figurano le termiti, le gazzelle e le giraffe. In queste vetrine la ricostruzione della flora con gli animali sapientemente collocati crea davvero la sensazione di stare vedendo quel territorio da una vetrata.
Sulle pedane fanno bella mostra di loro stessi le tassidermie di grandi animali africani come lo gnu, la zebra e l’alcelafo.
Nella sala quattordici del museo Faraggiana non poteva mancare una chicca animalesca che ti stupirà per la sua rarità! Vi è uno spazio dedicato al rarissimo leone berbero. Questa specie, anche conosciuta come Leone dell’Atlante è una specie felina originaria del Nordafrica che purtroppo si è completamente estinta allo stato brado.
Era la più grande e maestosa sottospecie di leone esistente al mondo, ahinoi a causa della caccia indiscriminata (anche a scopo ludico), dopo l’abbattimento dell’ultimo esemplare avvenuto nel 1922 in Marocco, non esiste più in natura. Anche se da quella data sono stati fatti molti avvistamenti, non sono mai stati confermabili in modo certo.
Fortunatamente, vi erano alcuni capi ospitati al Parc Zoologique de Rabat e, grazie ai biologici e ai veterinari che ci lavorano, qui sopravvive ancora (anche se gli studiosi di alcune scuole di pensiero ritengono che il suo DNA non sia proprio lo stesso, ma soltanto molto simile).
Grazie al parco marocchino, che ne cura la riproduzione e la distribuzione in alcuni parchi zoologici del mondo (tra cui quello di Neuwied, in Germania), è possibile ammirarlo ancora oggi senza doversi recare per forza a Rabat.
Grazie all’intervento dell’ASAE di Roma è stato possibile ospitare alcuni esemplari di questo fantastico e possente leone berbero in un parco zoologico italiano, per la precisione, al SafariPark di Pombia (a 25 Km da Novara). In seguito alla morte per vecchiaia dell’esemplare chiamato “Leonardo”, è stato quindi possibile ottenere la magnifica tassidermia e lo scheletro che sono esposti nell’ultima sala del Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi, a conclusione della visita.
Grazie per essere arrivato fin qui!